Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 35 - dicembre 1992

.,P_tJ. BIANCO lXII.HOSSO _,, .• ,, .• periodo nel determinare l'andamento dell'occupazione. La crisi recessiva è crisi di sfiducia; i problemi degli anni delle vacche magre vengono quasi sempre dagli anni delle vacche grasse. E questo è senz'altro vero per la fase che oggi attraversiamo; durante il periodo di espansione economica non sono stati affrontati i nodi strutturali del nostro paese (elevata inflazione, perdita di competitività, debito pubblico fuori controllo, alto costo del denaro, mancata innovazione del prodotto); questo, unito all'incertezza sul quadro istituzionale e politico, diventa incertezza degli operatori economici e, quindi, fuga dagli investimenti. Atto secondo: la crisi peggiora e si trasforma Nel corso del secondo semestre del 1991 si registra un deciso appesantimento della situazione; continua il rallentamento produttivo; le imprese, che fino a questo momento hanno dovuto ricoprire carenze di manodopera ereditate dalla precedente fase di espansione, rallentano ulteriormente la domanda di lavoro. Diminuiscono i livelli assoluti dell'occupazione nell'industria (-2,4% nel 1991per i dipendenti dell'industria in senso stretto); continua molto forte l'espulsione della manodopera dalla grande industria; con tassi nel periodo gennaio-luglio 1992 pari al -4,8% rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, si hanno valori di riduzione netta doppi rispetto all'estate '91. Ma l'elemento di novità maggiore rispetto al recente passato è il sensibile rallentamento del terziario; sembra profilarsi un drastico ridimensionamento della capacità di assorbimento di questo settore. Incidono sia la ridotta espansione del valore aggiunto, che i probabili processi di ristrutturazione in molti dei comparti, con un calo dell'occupazione legato al recupero di efficienza. Si tratta di un fenomeno completamente nuovo rispetto all'esperienza italiana. Intanto nel corso del '92 un altro elemento negativo si somma ai precedenti; è il drastico rialzo dei tassi di interesse, in linea con l'aumento del costo del denaro in Germania e con il tentativo, poi fallito, di difendere il tasso di cambio della lira. In una situazione congiunturale già pesante, la crescita dei tassi reali costituisce un ulteriore aggravamento dei bilanci aziendali. Durante la crisi valutaria di settembre questo elemento rischia di 12 sfuggire di mano e si sfiora la crisi finanziaria; tassi di interesse sempre più elevati non servono a riportare la lira dentro la fascia di oscillazione, ma determinano oneri sempre più pesanti sull'occupazione; essi si traducono, infatti, in aumento delle crisi aziendali per le situazioni più esposte etaglio degli investimenti per le altre imprese. Atto terzo: quali prospettive per il '93? Le previsioni occupazionali per il 1993 scontano l'effettocombinato di due tendenze opposte; da una parte si ha, infatti, il permanere di una situazione congiunturalmente debole, rafforzata dagli effetti recessivi sui consumi e sugli investimenti della manovra di finanza pubblica. Per il prossimo anno infatti i maggiori centri di previsione non accreditano tassi di crescita del Pil superiori ali' 1-1,5%. D'altra parte si attendono dinamiche dei costi del lavoro, in particolare per unità di prodotto, particolarmente favorevoli.Se ne avvantaggeranno probabilmente di più i settori esportatori ed esposti alla concorrenza internazionale a causa della forte svalutazione della lira. Ciò si riflette sulle dinamiche attese dell'occupazione; nel '93 la crescita dei servizi, che ha tradizionalmente mantenuto il ruolo di settore «spugna», sarà in ulteriore rallentamento, anche in conseguenza dell'avvio di importanti ristrutturazioni. In termini relativi più favorevole appare la situazione nell'industria, dove dovrebbe rallentare il calo dell'occupazione dipendente (-1 %). Il saldo delle posizioni, in termini di occupati aggiuntivi, continuerebbe a risultare molto debole (+0,2%). Ma la crisi economica ed occupazionale non potrà essere superata, se non si ricostruiscono ragionevoli certezze; innanzitutto fiducia, che, chi rappresenta e governa il paese ai diversi livelli, non solo non abbia nulla a che fare con tangenti e mazzette, ma riesca ad emarginare chi è compromesso. E poi certezza di una strategia concertata di politica economica per uscire dall'ingovernabilità; l'accordo del 31 luglio ha determinato uno scenario di politica dei redditi che, per quanto da perfezionare, completare e portare a regime, è un passo importante di una strategia anti inflazione. Ma troppe timidezze e troppi pentimenti l'hanno finora depotenziato. Proprio l'emergenza occupazionale mostra, in-

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