.{)!I, BIANCO lXII, RClS.'iC) Mii•Ml•h possibile, alla quota di investimento non ammortizzabile con i ricavi di una gestione privata delle opere. Per quanto riguarda la promozione delle iniziative produttive, l'intervento dovrebbe essere destinato solo all'industria manifatturiera ed ai servizi ad essa complementari - che costituiscono, nell'insieme, la sezione dell'economia maggiormente esposta alla concorrenza sul mercato internazionale - ed essere limitato nel territorio, nell'intensità e nel ventaglio delle misure agevolative. Andrebbero quindi soppresse le forme di incentivazione potenzialmente lesive della concorrenza e non coerenti con la politica regionale della Comunità Europea. In particolare la Svimez propone di abolire, oltre che la riserva di commesse pubbliche, anche, per ragioni di concorrenza e di trasparenza del mercato del credito a medio termine, il credito agevolato; propone inoltre, per quanto riguarda il costo del lavoro, che la fiscalizzazione degli oneri sociali sia gradualmente sostituita da contributi alla formazione e, soprattutto, da un'articolazione territoriale della contrattazione, che consenta di tener conto delle differenze di produttività, di costo della vita, di ampiezza della disoccupazione. Alle imprese dovrebbe essere lasciata facoltà di scegliere il ventaglio più adatto di incentivi entro un determinato tetto di «equivalente sovvenzionenetta» e di optare tra l'autoliquidazione attraverso il credito d'imposta e l'erogazione monetaria. Dovrebbe essere, inoltre, potenziata la politica delle aree attrezzate e la loro gestione dovrebbe far capo ad un soggetto, al quale partecipino le imprese localizzatenelle stesse aree, e che risulti pertanto dotato di adeguata capacità imprenditoriale. 10 Nel prospettare questo complesso di interventi specificamente diretti al Mezzogiorno, la Svimez ricorda che, ai fini della localizzazione di iniziative industriali nuove, o sostitutive di quelle divenute obsolete, la competizione non è tra Mezzogiorno e Nord, ma tra Mezzogiorno e altre regione europee od extraeuropee che possano offrire condizioni comparabili con quelle offerte dal Mezzogiorno sotto il profilo dell'essenza di congestione ambientale, della disponibilità, qualità e costo del lavoro, dell'intensità dell'intervento pubblico di sostegno. Sul piano istituzionale, il principio fondamentale ispiratore della proposta è quello di una rigorosa distinzione tra decisioni politiche e decisioni tecniche. Spetta naturalmente all'autorità di Governo - con l'attiva partecipazione delle Regioni, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni - definire le linee della politica di sviluppo del Mezzogiorno, armonizzandola con la politica territoriale nazionale e con quella comunitaria. Ma le decisioni tecniche, relative all'attuazione dell'intervento, andrebbero riservate ad un'autorità amministrativa, di cui sia garantita l'indipendenza dell'esecutivo attraverso la nomina parlamentare dei suoi vertici, la lunga durata del mandato e norme rigorose di incompatibilità. L'autoritàdovrebbe disporre di un ristretto nucleo tecnico di elevatissima professionalità. Esclusa ogni responsabilità di esecuzione degli interventi, all'Autorità andrebbero affidate la programmazione e la vigilanza sull'attuazione dell'azione infrastrutturale. Ad essa, inoltre, dovrebbero raccordarsi anche l'amministrazione degli incentivi, le azioni di promozione e l'offerta di servizi alle imprese.
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