Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

,{)!L BIANCO l.XILROSSO Pi h U iMii#tiXIlfA t11 @i nominale secco: il rischio di ricomporre il sistema dei partiti in modo troppo drastico e quello che la vittoria finale in seggi sia conseguita con un numero troppo risicato in voti, magari dovuto solo al1'eccessiva frammentazione del campo opposto. La loro considerazione può aprire la strada al doppio turno, che in Francia ha consentito di ridurre gradualmente l'eccessiva frammentazione partitica della IVRepubblica. Inoltre il doppio turno realizza una legittimazione finale più elevata in voti spingendo il candidato a conquistare una maggioranza assoluta dei voti, anche se apre il delicato problema degli accordi tra il primo e il secondo turno che non è di semplice soluzione. La soglia del 12,5% per l'accesso al secondo turno, utilizzata in Francia dopo diversi aggiustamenti, ha dimostrato di essere adeguata. Gli uninominali inglese e francese rispondono bene all'obiettivo di dar vita ad una maggioranza parlamentare (e relativo Governo) contro l'opposizione. Ma le ulteriori minoranze, eccetto quelle geograficamente concentrate, vengono quasi del tutto ignorate. Per questo in entrambi i Paesi, senza intaccare la natura prevalentemente maggioritaria del sistema, sono stati proposti parziali correttivi proporzionali attraverso il metodo dell'«additional member system». Del resto lo stesso movimento referendario italiano, sia pure costretto dalla tecnica abrogativa dei referendum, ha guardato all'uninominale corretto (e non all'uninominale secco) come ad un ottimo modello di riferimento. Ferma restando l'opzione di fondo per il sistema uninominale a doppio turno, si può ipotizzare la distribuzione di un certo numero di seggi (per esempio 100 su 630) per il recupero proporzionale in un collegio unico nazionale o in grandi circoscrizioni sul tipo di quelle per le europee. Essipotrebbero essere distribuiti sulla base dei risultati del primo turno. Potrebbero essere predisposte delle liste,quindi un canale autonomo rispetto a quello dei collegi uninominali, cosa che consentirebbe un duplice risultato: quello di far esprimere un voto alla persona del candidato, ma collegato ad una lista e quello di valorizzare anche personalità di rilievo nazionale, meno adatte ad una competizione uninominale. Sappiamo certo che l'uninominale maggioritario, mentre consente di aggregare gli schieramenti su posizioni alternative, nel nostro contesto sarebbe difficilmente in grado di condurci automaticamente alla scelta diretta dei Governi. Negli altri paesi 60 questo avviene di fatto grazie anche alle caratteristiche del sistema dei partiti, che non sono immediatamente trasponibili insieme ai sistemi elettorali. Si potrebbero perseguire tali obiettivi attraverso premi di maggioranza collegati a liste nazionali. In questo caso il premio di maggioranza, a differenza della proposta Dc degli «apparentamenti» sarebbe collegata ad un sistema di impianto maggioritario, ma con un collegamento così stretto al rigido fra elezione dei rappresentanti ed elezione del Governo potrebbero snaturare il valore stesso della rappresentanza e lo stesso principio di separazione dei poteri. Per questo è preferibile affiancare al Collegio uninominale la scelta diretta del Primo Ministro. Essa servirebbe sia a dar vita ad un Governo di legislatura legittimato direttamente dai cittadini sia ad orientare le stesse alleanze nei collegi uninominali. In ogni caso è preferibile l'elezione diretta del Premier perché collega strettamente il voto per una maggioranza parlamentare e la scelta del vertice dell'esecutivo, obbligando Premier e Parlamento a cooperare fra loro (secondo un modello che fu proposto dalla sinistra francese e dal Club Jeans Moulin negli anni '50). In ogni caso verrebbero così soppressi alcuni limiti seri del modello francese, dal bicefalismo dell'esecutivo,al rischio delle maggioranze sfalsate nel tempo che aprono la strada alla coabitazione, alla possibile elezione plebiscitaria di un Presidente sganciato da un programma e da una maggioranza (com'è accaduto col secondo Mitterand). A quadro completato l'elettore potrebbe, nella stessa tornata elettorale, disporre di due voti, uno per il deputato locale, valevole ai fini del recupero proporzionale, ed uno per il Premier. È ragionevole ritenere che si determini una naturale coincidenza fra la maggioranza che elegge i Premier e quella che esprime la maggioranza parlamentare. Non è necessariamente detto che le due innovazioni debbano essere realizzate nello stesso momento. In Francia l'uninominale a doppio turno fu introdotto nel 1958e l'elezione del Presidente della Repubblica nel 1962. Come ricorda Duverger, è comunque il sistema uninominale a doppio turno ad essere riconosciuto in Francia come la vera base della piramide su cui poggia la stabilità e l'efficienza delle istituzioni della Francia, mentre l'elezione diretta del presidente, spesso erroneamente vista come la base, ne è in realtà il vertice, il completamento logico.

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