Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

~JLBIANCO l.XILllOSSO Q Ih D & M Mi-i#iti lft1 t1~1 I Rispostaellacrisidel sistema: riforme ricambipoolitico di Pierre Carniti 1. Le ragioni di questo incontro Nelle ultime settimane c'è stato un grande fervore di iniziative politiche, per la verità talora non del tutto chiare, almeno a parer mio, negli obiettivi e nelle proposte dei mezzi per realizzarli. Lo scopo di questo incontro-seminario, va detto subito, non è quello di confortare i partiti che esistono, né quello di prefigurare i partiti che non esistono, e nemmeno quello di scambiare il bisogno di riforme con un improbabile «partito della riforma». È invece quello di accertare, - attraverso un confronto diretto, che cioè non si limiti agli scambi di notizie di agenzia, di Tv e stampa -, e tra persone che provengono da culture ed esperienze diverse, e tra queste comprendiamo anche le appartenenze politiche, se è possibile diradare le nebbie che continuano ad avvolgere le riforme istituzionali ed elettorali, di cui tutti parlano, e che pare pochi capiscano e, poi, se è possibile delineare, su esse, una posizione comune, dando per inteso che un accordo sulle regole non implica, di necessità, il ritrovarsi in futuro nello stesso schieramento politico. La formazione delle squadre è certamente un problema, ma viene dopo. Si tratta dunque di verificare l'esistenza, o meno, di condizioni che portino ad una posizione comune sulle riforme politico-istituzionali e, se questa posizione c'è, di trovare il modo di metterla in opera prima che la situazione precipiti. 2. La fine del sistema italiano La discussione sulle riforme politico-istituzionali non può che partire da un dato di fatto: il sistema politico che ha retto il nostro Paese per quasi mezzo secolo è finito. Le ragioni di questa fine sono molte, ma certamente una delle principali è il fatto che la morte del comunismo, come movimento politico organizzato, e come sistema di divisione del mondo, ha segnato la fine del bipolarismo a livello mondiale, 56 e anche da noi la fine di quel bipolarismo imperfetto che è stato il nostro consociativismo. Ma c'è una ragione più specifica, e per certi aspetti più drammatica: questo sistema non è più in grado di garantire l'unità nazionale, l'allargamento effettivo della cittadinanza e dei suoi diritti, e la difesa efficace dai molteplici estremismi che paiono riemergere dal passato. Ne segue, per noi, che ogni tentativo di rianimarlo e di tenerlo in vita, - e mi pare che ce ne siano diversi-, è una cosa nefasta. L'accanimento terapeutico, sia detto per inciso, è condannato sia dalla morale che dalla medicina ... Resta in ogni caso il fatto che il giudizio di preoccupazione, largamente condiviso, non ha finora consentito di superare una forte divisione - e con molta confusione -, su ciò che andrebbe messo in opera. 3. Le proposte di cambiamento Si tratta allora di cambiare. Ma come? Credo possa dirsi che, pur con un notevole numero di varianti e sottovarianti, i progetti di riforma che sono sul tavolo si riducono a due. - Il primo propone incentivi alla formazione di coalizioni di legislatura, e di consiliatura. - Il secondo propone l'elezione diretta del capo dell'esecutivo a tutti i livelli (comune, regione, nazione). I sostenitori del primo progetto sono favorevoli al mantenimento della legge elettorale proporzionale, anche se propongono qualche correttivo che favorisca la stabilità, per esempio il premio di maggioranza e lo sbarramento elettorale. I sostenitori del secondo progetto chiedono invece l'adozione del sistema elettorale uninominale, a uno o a due turni ... (Personalmente ritengo che vadano meglio i due turni, perché eliminano i guasti del proporzionalismo che polverizza la rappresentanza, ma non sof-

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