Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

vile e culturale di questo lungo dopoguerra, l'Italia è oggi alla difficile ricerca di un equilibrio nuovo. I gruppi dirigenti dei partili tradizionali appaiono di fatto incapaci di proporre di più che un aggiustamento del vecchio equilibrio. All'opposto, stanno largamente prendendo piede forze che puntano non solo all'abbattimento del vecchio equilibrio, ma alla disgregazione della convivenza civile e alla dissoluzione della stessa unità nazionale. Se il conflitto politico in Italia dovesse polarizzarsi tra queste due alternative, tra la padella della vecchia partitocrazia e la brace del leghismo, il paese sarebbe perduto. Per questo è necessario e urgente dar vita, nel nostro paese, ad una grande alleanza democratica, finalizzata a proporre agli italiani una via al cambiamento, dunque un programma e una classe dirigente chiaramente alternativi sia alla vecchia partitocrazia, sia al pericolo leghista. AntonioLabriola ~!I.BIANCO l.XJLROSSO 11~1110\i M~i I• Un'alleanza democratica che proponga il superamento delle vecchie e ormai inservibili appartenenze di partilo, e cerchi invece di salvare, rimettendola in gioco, la parte migliore delle tradizioni e delle culture democratiche che hanno sostenuto in questo mezzo secolo l'ingresso del nostro paese nella modernità. Un'alleanza democratica che dia espressione politica a quella vasta area di persone, di cittadini, di donne e uomini che, attorno a comuni battaglie civili, hanno visto crescere in questi anni, pur proveniendo da storie e culture diverse, il bisogno e la speranza di convergere in un progetto coerente di rinnovamento della società e della politica italiana. Un'alleanza democratica che è emersa nella sua visibilità elettorale il 9 giugno del 1991, con quei 27 milioni di «si»alla preferenza unica, e che cerca oggi gli strumenti, culturali e politici, per candidarsi alla guida del paese. 52 3. Le medesime linee di tensione che movimentano lo scenario internazionale e nazionale attraversano in pieno anche il Trentino, che non può pertanto illudersi di fare della propria autonomia una ragione di isolamento. Gli equilibri faticosamente costruiti per dare stabilità alla convivenza etnica nella nostra regione rischiano di essere travolti dall'ondata montante di conflittietnici e razziali. Per evitare questo sbocco catastrofico, a nulla servirebbe, peraltro una difesa statica degli attuali equilibri. Serve un'idea nuova, che ispiri un nuovo disegno di convivenza in questa regione di incontro (e quindi anche di potenziale scontro) Ira culture. Il disegno implicito nello Statuto del 1972chiede di essere portato a compimento, dando vita ad un assetto regionale nuovo, federalista e transfrontaliero, mediante un patto di convivenza tra le comunità italiane, tedesce e ladine del Trentino,del Sudtirolo, del Nordtirolo o del Vorarlberg.

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