versi, ben venga il voltar pagina, l'essere alieni a se stessi, un'eco ancora misconosciuta e inesplorata. Quali possono e potranno essere le pratiche perché questo «newdea!» del riformismo socialista, abbia ad attecchire, vincendo il nuovo medioevo che avanza a grandi passi? Questo è l'assillo. Non credo più rincorrendo l'araba fenice, o più spesso l'alibi della solidarietà, quanto meglio e più proficuamente sollei.)-lJ, BIANCO lXILROSSO liX•#OIII citando !'«interesse» del «terzo» a vantaggio dei «due terzi». Non sarà facile. Sembra tornare in auge il vecchio adagio secondo il quale sia da preferire chi insegna a coltivare un fiore anziché chi si emenda dalla propria coscienza e guarda altrove nel regalare una sia pur festosa corbeille. Far valere l'interesse culturale prima che economico delle popolazioni abbienti nell'investire a favore delle più deboli, ad osservare bene, è quasi un'operazione didattica. Persuadere che «conviene»a tutti, e forse a coloro che oggi hanno di più, non correre rischi destabilizzanti, secessionisti, diseconomici, ed anzi innescare nuovi propellenti di carburazione socio-economica. È su questa equazione, ardua, impervia fin che si vuole, che dovrà scommettere il nuovo socialismo.Al quale personalmente consegno tutta la mia speranza. Altrochefinedel socialismo! Ora è il momentdoi inverarlo e ortesemente invitato ad esprimere un'opinione su un tema più che mai aperto al dibattito - la questione socialista in Italia - non nascondo di avvertire un certo imbarazzo, perché il mio normale approccio ai problemi politici, economici e sociali è da moltissimi anni internazionale piuttosto che nazionale; e ciò come ovvia conseguenza del fatto che è in una sede sovrannazionale, la Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi, che svolgo un'attività molto intensa e «assorbente». Ci sono ancora in Italia spazi e prospettive per un «socialismo rinnovato», ovvero la nuova sinistra deve essere «una costruzione tutta nuova»? Rispondo a questo quesito osservando - almeno in prima battuta, e sono consapevole dell'esigenza di approfondire il discorso - che a mio avviso ci può essere spazio in Italia per un socialismo rinnovato, se un analogo spazio sussite almeno in Europa, e forse sarebbe interessante proiettare l'analisi anche al di là dei confini del nostro continente. Vogliodire, cioè, che, malgrado alcune «specificità» presenti nella situazione italiana, non credo si possa isolare il nostro Paese, e il di Enzo Friso socialismo nel nostro Paese, da una realtà più ampia, europea e mondiale, che ne coinvolge i destini. Sulle «specificità» italiane, in quest'ottica, mi soffermo un po' di sfuggita, non perché non le ritenga significative ma perché altri, più radicati di me in Italia, possono analizzarle con maggiore pertinenza e competenza. Vi è innanzitutto una «diaspora socialista»che avevauna sua ragion d'essere prima del crollo del comunismo,quando c'era un Pci magari non più appiattito su Mosca, ma ancora alla velleitaria ricerca di una terza via diversa da quella del socialismo occidentale, ma che risulta assai meno comprensibile ora che Psi, Pds e Psdi convivono nell'Internazionale Socialista e nel Partito Socialista Europeo di recentissima costituzione. La ricerca di una linea comune, l'elaborazione di un programma «unificante» dovrebbe essere nelle cose, tutti e tre i partiti dovrebbero chiedersi come deve essere il socialismo oggi, piuttosto che se il socialismo abbia ancora un senso; e dovrebbero cercare di costruire un «modello»comune, per tradurlo poi in scelte politiche convergenti. Credo che questo sia un passo necessario per poter poi, eventualmente, stringere alleanze su temi specifici con altre forze democratiche, sen26 za «sciogliersi» in nuove «costruzioni» rinunciando al proprio «essere socialisti». Non vi è alcun motivo, infatti, per questa rinuncia e non bisogna dimenticare che le vicende del 1989, la caduta del muro di Berlino, hanno segnato il crollo irreversibile del comunismo, non la sconfitta del socialismo democratico, anche se molti hanno plaudito alla vittoria del capitalismo piuttosto che alla vittoria della democrazia, e qualche volta da sinistra non sono venute le opportune correzioni ed è emersa una certa rassegnazione ad idee altrui. Nonc'è nei socialisti qualche carenza di socialismo da recuperare? Può sembrare un paradosso, questo interrogativo, ma forse non lo è del tutto. Nel caso italiano, comunque, la «specificità» che fa più discutere è quella originata dalla brusca, imprevista, esplosione della «questione morale», col suo effettodevastante rispetto al rapporto con l'opinione pubblica. La «questione morale»non ha investito solo i socialisti, ma tutti sappiamo che, in tempi andati, il giudizio della gente sui socialisti era di questo tipo: non hanno sempre le idee chiare, sono un po' arruffoni e troppo litigiosi fra di loro, peròsono onesti. La delusione è stata grande quando, per colpe individuali ma altresì
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