Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

.{)!L BIANCO l.XILROSSO iiX•®hOI Sinistrastoricae neosinistrasociale ' E il momentodi camminareunite L a crisi del comunismo ha avuto, in Occidente, forti ripercussioni anche sui partiti e sui movimenti di ispirazione socialista o socialdemocratica. Non vi è dubbio che la crisi del comunismo ed i problemi del movimento socialista siano momenti obiettivamente distinti ma, purtuttavia, vengono percepiti come interdipendenti. Le argomentate difese sui meriti e sui caratteri distintivi delle socialdemocrazie europee non riescono ad aver ragione di un radicato senso comune. Le ragioni, come sempre, sono probabilmente molteplici. In parte sono già state indagate ma sicuramente andranno studiate più approfonditamente. Personalmente, al di là della nettezza delle scelte di campo che rivendico e ascrivo a merito del socialismo democratico, credo si debba indagare sulle comuni radici culturali. Le stesse cose dette e fatte in un sistema illiberale e in uno democratico assumono significati diversi e, soprattutto, comportano differenti esiti. Il socialismo scandinavo, ad esempio, che si prefiggeva di accompagnare il cittadino «dalla culla alla bara» è sicuramente altra cosa dall'invadenza del regime poliziesco e pauperistico sovietico. Il suo contributo alla emancipazione sociale è sicuramente uno dei punti più alti di elaborazione e di pratica della storia dell'umanità. Ciò detto occorre oggi misurarsi con il fatto che la sinistra europea è rimasta nel suo complesso statalista e centralista mentre crescevano le esigenze di maggiori libertà individuali e di autonomie locali e contemporaneamente si sviluppavano forti processi di integrazione internazionale non solo di tipo economico, con il loro carico di nuove tensioni politiche e sociali. Non si può, infatti, non tener conto che di Aldo Aniasi l'idea socialista ha saputo sempre meno intercettare ed interpretare le nuove istanze di cambiamento e di libertà che sono cresciute nelle società moderne. Surplus di burocratizzazione e deficit di socializzazione sono stati, in concreto, le errate risposte, fornite anche sul piano nazionale con il rilevante contributo della sinistra tradizionale, che spiegano il parallelismo diffuso con la stagnante realtà di stampo sovietico. Da qui occorre, dunque, partire per ridefinire i contorni di una rinnovata identità della sinistra capace di vincere e convincere nel governo delle società avanzate. «Tiaiuto ad aiutarti» è stato uno degli slogan più interessanti della campagna elettorale di Bill Clinton non solo perché si contrapponeva al tradizionale liberismo reganiano ma anche perché innovava la tradizionale cultura interventista del partito democratico americano, quella per intenderci alla base della proposta di «Great society» di Johnson. Quel motto ne sono convinto, non starebbe male, neppure, sulle bandiere di una sinistra italiana rinnovata, desiderosa di tornare ad interrogarsi sul come organizzare efficacemente meriti e bisogni alle soglie del Duemila. Schematicamente si può affermare che esistono ormai due sinistre: una è la sinistra della prima repubblica, l'altra è quella che si batte per il suo superamento. La sinistra storica è quella che ha contribuito in modo decisivo alla formazione della prima repubblica. È articolata per grandi tradizioni: socialista, comunista, cattolico-democratica. Non è tutta rappresentata nei partiti di sinistra. Ha una cultura comune: statalismo, centralismo, proporzionalismo, partitismo, consociativismo, assistenzialismoe anche tratti di populismo. Ha basi sociali popolari, di massa. Dalla rottura del '68 incomincia a profi20 !arsi una nuova sinistra, che cresce lungo gli anni '70 e '80. È segnata dalla crescita politica della società civile rispetto al sistema dei partiti e rimette in discussione la tradizionale architettura della repubblica basata sulla gerarchia partiti, stato, cittadini. Dopo un primo ingabbiamento del nuovo in antiche categorie legate al marxismo orto-eterodosso, la nuova sinistra ha sviluppato una cultura del primato politico della società civile, autonomistica e regionalistica, della solidarietà e dell'efficienza, dello sviluppo e dell'ecologia, dell'individuo responsabile e intraprendente: insomma la cultura dei meriti e dei bisogni. Ricostruire e rigenerare la sinistra: questo è il compito fondamentale del periodo prossimo venturo, per evitare la dispersione delle forze, l'arretramento degli interessi e dei valori che la sinistra ha storicamente difeso, il decadimento della democrazia italiana. Un forte soggetto di sinistra della seconda Repubblica non si costruisce senza l'alleanza delle due sinistre prima ricordate. L'alleanza Ira una sinistra storica, carica dei propri meriti, consapevole dei propri ritardi e limiti, disponibile all'autorifondazione con la nuova sinistra, «leggera» socialmente, ma generosamente innovativa e, talora, avventurosa sul piano culturale. Si tratta di un'alleanza non scontata. Non mancano infatti nella sinistra storica resistenze conservatrici e arroganze autosufficienti. E sono ben vive, nella nuova sinistra, tendenze giacobine, che vedono la transizione alla seconda Repubblica riflessa nelle lame della ghigliottina, sulla quale si vorrebbe far salire l'intero personale politico della prima Repubblica. I passaggi che portano prima all'alleanza e poi al soggetto unitario di sinistra della seconda Repubblica sono essenzialmente tre.

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