Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

,P-ll,BIANCO UJLROSSO CUOMillll Mentre bisogna abolire i vari interventi straordinari, per eliminare uno dei principali strumenti di collusione tra politica e affarismo, bisogna anche superare le pratiche assistenzialistiche e clientelari, ed impostare un modo diverso di rapporto e di cooperazione tra economie e società delle aree progredite con quelle meno sviluppate. È altrettanto essenziale «selezionare» severamente la spesa pubblica, riassestare le finanze, combattere l'evasione e l'elusione fiscale, stabilire regole eque di un'economia di mercato che va «governata», per evitare squilibri ed iniquità. Uno degli impegni prioritari di Riformismoe Solidarietà può essere quello di ricercare ed elaborare - insieme ad esperti, economisti ed altri gruppi e movimenti - alcune idee e progetti per il risanamento economico, per la redistribuzione del reddito, per l'equità fiscale, per lo stato sociale, per il lavoro soprattutto. Oltre all'enorme squilibrio Nord-Sud, le gravi situazioni dei paesi dell'Est vanno affrontate non solo con rapporti diplomatici e con la giusta preoccupazione di stabilire nuovi equilibri di forze, ma anche in termini di nuovi rapporti economici e sociali tra popoli diversi, nel quadro di un'Europa molto più ampia del mercato unico dei 12. Occorre inoltre affrontare le situazioni di un mercato del lavoro europeo sempre più toccato da milioni di migranti, che stanno già determinando tensioni sociali ed etniche, in una fase di calo dell'occupazione in molte zçme europee. Realizzare la solidarietà nel campo del lavoro vuol dire pensare e realizzare sia una equa distribuzione dei redditi, sia anche una equa distribuzione della risorsa lavoro. Il vecchio obiettivo «lavorare meno per lavorare tutti» va ripreso con strumenti più attuali ed efficaci (peraltro previsti dalla legge e dai contratti di lavoro) ed attuati più largamente per dare opportunità di lavoro a tutti. A livello internazionale si può pensare ad un Fondo di risparmio ed investimento, alimentato da contributi degli Stati, dei lavoratori locali e degli immigrati, per favorire nuova occupazione nei Paesi dell'Est, come del Mediterraneo, in proporzione al tasso dei senza lavoro nei vari paesi. 3) Lo stato sociale va ripensato in termini ampi perché non basta rivendicare più assistenza per gli handicappati, per gli anziani, per le fasce più deboli, anche perché l'aumento dei costi dei servizi 16 sociali e le loro estese insufficienze, non permette più un allargamento dell'intervento pubblico. Nè basta pensare di eliminare i costi della lottizzazione politica, del malcostume e dell'inefficienza, ma va anche ripensato il criterio, fino ad ora seguito, di uno Stato che deve garantire tutte le possibili assistenze a tutti i cittadini. Perché costerebbe troppo ed anche perché il dare gli stessi interventi e le stesse opportunità a persone e gruppi in condizioni diverse, significa mantenere ed aggravare le diseguaglianze e le ingiustizie. Non a caso chi finora ha osteggiato i progetti di riforma previdenziale, in senso più giusto ed egualitario, sono proprio quelle categorie più privilegiate, che vogliono mantenere pensioni più alte, pagate dallo Stato e spesso coperte dal padrinaggio politico. E chi da anni pone ostacoli all'attuazione della riforma sanitaria sono soprattutto i «baroni» e le cliniche private che vogliono mantenere i loro profitti, o i politici e gli amministratori più preoccupati delle loro poltrone e delle clientele, che dell'efficienza del servizio. D'altra parte la ricerca di un organico intreccio tra pubblico e privato-sociale non è solo per ridurre i costi e per più efficienza, ma soprattutto per puntare maggiormente alla prevenzione (che va fatta nel territorio, nelle famiglie e negli assetti produttivi) e per superare la separazione dell'assistito dal suo contesto sociale (l'ammalato all'ospedale, il vecchio al ricovero, il pazzo al manicomio, l'handicappato e l'invalido in un istituto specializzato, ecc.). Occorre evitare vecchie e nuove emarginazioni per questi motivi sociali, ed anche perché i moderni orientamenti medici e psicologici sostengono che i malati guariscono più rapidamente quando vengono curati nell'ambito familiare, le persone anziane invecchiano meno se lasciate in ambiente attivo, i portatori di handicap possono riattivarsi in ambienti normali, i tossicodipendenti possono essere recuperati in comunità terapeutiche. Infatti tutte le esperienze del volontariato e delle cooperative di solidarietà sociale stanno a dimostrare la maggior efficienza del loro intervento insieme alla dimensione umana e di collaborazione che si realizza. È con loro quindi che va ripensato e ricostruito lo stato sociale, per un apporto attivo di movimenti ed associazioni che dovranno rimanere sempre autonomi dai partiti e dalle amministrazioni pubbliche, ma che devono far senti-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==