Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

,P!L BIANCO lXILHOSSO MiiiiiililJI Lasolidarietnàell'economia e nelloStato di Pippo Morelli a solidarietà oltre ad essere uno dei fondamenL tali valori sociali storici (da quella cristiana diffusa in tante associazioni e ordini religiosi o laici, a quella «di classe» praticata dalle società di muto soccorso, ai movimenti sindacali) è da tempo tornata nei discorsi e nelle politiche dei sindacati, negli obiettivi e nelle diffuse esperienze dei tanti movimenti di volontariato. Torna nelle intenzioni delle forze politiche di sinistra che la propongono come alternativa, sul piano economico, agli attuali meccanismi di accumulazione ed al prevalere della cultura liberista per la costruzione di un modello di sviluppo, di una democrazia e di una convivenza sociale diverse da quelle attuali. Affermazioni così importanti ed impegnative hanno bisogno di trovare conseguenze a livello di proposte politiche e di progetti concreti, soprattutto in questa fase quando tutti parlano di solidarietà. Alcuni partiti (come la Dc) l'hanno proposta come loro obiettivo primario, ma troppo spesso in modo retorico e generico, tant'è vero che sono emerse palesi contraddizioni tra le affermazioni sbandierate, le scarse realizzazioni ed i comportamenti pratici. Era facile, negli anni '60 e '70, affermare e portare la solidarietà tra tutti i lavoratori italiani (operai e braccianti, manovali ed impiegati, lavoratori del Nord e del Sud, addirittura tra operai e studenti) quando tutti lottavano per obiettivi uguali o simili, come la riduzione d'orario, gli aumenti uguali per tutti, i diritti nei luoghi di lavoro, ecc. L'epoca delle rivendicazioni generalizzate, delle lotte comuni e di conquiste per tutti è finita da un pezzo. Oggi siamo in epoca diversa, con crisi economiche ricorrenti, con un deficit pubblico alle stelle, con una società più diversificata e frammentata, con logiche corporative dilaganti. 14 La ormai annosa crisi del movimento sindacale ed il più recente crollo dei regimi collettivistici del socialismo reale hanno poi trascinato, o quanto meno impallidito, quella forte cultura e prassi della «solidarietà di classe». È proprio per queste ragioni che occorre precisare meglio cosa si intende oggi per Solidarietà, soprattutto per chi la vuole portare a valore sociale e politico. C'è da compiere un grande lavoro culturale e politico per contrastare l'idea - che appare oggi dominante - dell'individualismo e arrivismo, sul piano sociale, e del liberismo e consumismo selvaggio, sul piano economico. Occorre ora pensare ad una solidarietà progettuale, da quando non esiste più una medesima condizione sociale di emarginazione dalla quale intere classi volevano uscire. C'è da riportare a valore generale quello che oggi viene praticato dal volontariato, ma rischia di rimanere isolato. C'è da superare una differenziazione di campo (la solidarietà ai movimenti cattolici, le riforme sociali ai partiti), per affermare e praticare la solidarietà come valore non solo cristiano, ma generale, di tutti. Quindi idea forte che coinvolge tutti e che chiede comportamenti comuni: per i vari gruppi sociali come per tutta la società, solidarietà vuol dire: ricercare obiettivi comuni e lavorare insieme, lottare insieme per realizzarli. Nella fase attuale ritengo che sia necessario puntualizzare, in termini concreti, come realizzare la solidarietà: 1) nella cooperazione internazionale 2) nell'economia e nel lavoro 3) nello Stato sociale 1) La verifica delle esperienze italiane di cooperazione internazionale va ovviamente vista in un quadro di pace e di nuove relazioni internaziona-

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