,l>.t.t BIANCO lXILROSSO EANMilld Nord d'Italia dal resto è allucinante; ma contiene duri elementi di realismo, come insegna ancora una volta Mantova. La sfida della Lega utilizza a fondo la crisi della politica tradizionale. Per questo non bastano aggiustamenti parziali, ritocchi agli statuti e ai comportamenti dei partiti attuali, alchimie negli schieramenti esistenti. I segni sono così evidenti nell'economia (la perdita di efficienza) e nella politica (la perdita di voti) che dovrebbero convincere anche i più ciechi. Eppure non sembra che gli shock siano ancora sufficienti. Per ora si discute ancora più di schieramenti che di contenuti; le proposte di riforma istituzionale sono in alto mare e quanto meno equivoche; quelle ufficialmente in cantiere sono le proposte di autoriforma dei partiti ma non si è ancora cominciato a discuterle veramente. Queste ultime sono altrettanto urgenti delle prime se è vero quanto detto sopra circa la perversità del nesso attuale fra partiti e istituzioni. Condivido molte indicazioni emerse dal dibattito de Il Bianco e Il Rosso: la necessità di snellire drasticamente le strutture del partito, di romperne le rigide basi territoriali (che favoriscono l'occupazione delle istituzioni e il controllo degli apparati), di diminuire i costi delle elezioni e in genere dell'intermediazione politica. Vorrei sottolineare in modo specifico l'urgenza di dare corpo alla cosidetta separazione fra politica e amministrazione. Se ne parla da tempo; l'obiettivo è già scritto nelle leggi più recenti - a cominciare dalla 142del 1990- ma le resistenze sono fortissime,le implicazioni oscure, e i progressi quasi insignificanti. Eppure il buon funzionamento e l'imparzialità della amministrazione sono obiettivi prioritari per superare la crisi italiana: quella economica e quella morale. 13 I due aspetti si legano perché abolire le indebite confusioni fra politica ed amministrazione implica anche ridare efficienza ed autonomia all'azione amministrativa. Questi obiettivi sono dunque componenti essenziali della riforma della politica e della riforma dello Stato. Entrambi costituiscono un banco di prova della volontà dei partiti di rigenerarsi e della capacità di riforma del governo Amato e dei vari governi locali. A Milano assumono carattere di particolare emergenza, perché sono drammatizzati dalle gravi vicende di corruzione pubblica rilevate dalla magistratura. La confusione fra amministrazione e politica costituisce un terreno di coltura e una agevolazione oggettiva per l'immoralità politica ed economica. Superare questa confusione è difficile operativamente, perché essa ha creato intrecci di interessi solidissimi che attraversano orizzontalmente il ceto politico e quello imprenditoriale. È difficile anche politicamente e concettualmente, perché la linea di confine tra attività amministrative e decisioni politiche non è sempre netta. Esistono molte aree nel governo centrale e locale della cosa pubblica che sono oggetto di valutazioni e di discrezionalità mista insieme tecnica e politica. Sarebbe controproducente reagire all'attuale confusione proponendo una semplicistica «separazione» fra le due sfere; ovvero sottraendo alla politica decisioni che le spettano per affidarle in blocco ad amministratori tecnici. Le distorsioni dell'attuale politica non si sanano con l'artificiale «tecnicizzazione delle decisioni». Per questo occorre avviare una ricerca sistematica che riduca l'attuale «invasione» della politica nella gestione amministrativa senza cadere nella deresponsabilizzazione falsamente neutrale della amministrazione.
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