Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 34 - novembre 1992

i)JL BIANCO lXtLROSSO l\il•li•III Dunque, è chi per un quindicennio ha bollato come plebiscitario 1.+nregime, il presidenziale, che, se, a regola d'arte, non è tale, a pretendere di esorcizzarlo con un atto che è, esso sì, intrinsecamente plebiscitario. Tanto più plebiscitaria e antidemocratica appare la sfida, contenuta nella legge sulla bicamerale, quanto più si considera che, molto probabilmente, l'elettorato nazionale, così come quello regionale e locale, ove posto di fronte all'alternativa, opterebbe per la forma di governo (a elezione diretta del capo dell'esecutivo), su cui gli viene negato di pronunciarsi. Nel che si intravvede persino il bis di un errore politico, che questa volta potrebbe rivelarsi fatale, se il referendum costituzionale solo confermativo fosse presentato all'opinione pubblica per quanto esclude e, soprattutto, per la sua provenienza, facilmente (e non falsamente) battezzabile come partitocratica. «Chi di referendum ferisce, di referendum perisce», bisognerebbe rispondere, allora, ai grandi sottoscrittori dei referendum «di stimolo» come li ha poi chiamati la dottrina compiacente: chiedere col referendum una cosa (l'uninominale) per ottenerne in parlamento un'altra (il premio di maggioranza) oppure, contemporaneamente, l'opposto, come il premio dei 4/5 dei seggi in Comùne per l'elezione uninominale del sindaco. Al referendum abrogativo dovrebbe prestare attenzione pure la presidenza vecchia e ancora la commissione affari costituzionali della camera, la quale, nella estrema, disperata difesa della sua fallimentare legge 142/1990, si accinge a imporre al candidato sindaco di dichiarare preventivamente il collegamento al partito, cioè di tirare la volata. Così perderanno entrambi: la squadra e il capitano. Spezzare il connubio politica-amministrazione di Tiziano Treu Il prof. Treu torna sul tema dell'ultimo nostro Dossier: per uscire dalla crisi parole quasi tutti riconoscono che la nostra situazione politica è grave - almeno quan- A to quella economica - e che non bastano aggiustamenti marginali per rimetterci sulla strada giusta. Anche molte analisi sono sufficientemente lucide e convergenti: ma le implicazioni operative di queste analisi sono incerte, e le proposte di mutamento alquanto divergenti quando non ambigue. Il governo Amato con i suoi interventi drastici ma ancora insufficienti costituisce, per ora, un fragile baluardo al vero e proprio collasso dell'eco11 nomia italiana. Ma non è certo quanto possa durare; mentre è certo che non può reggere se la ricerca di nuove forme istituzionali di governo e di una riforma dei partiti procede con i tempi lunghi tipici della politica tradizionale. I tempi dell'economia non aspettano, e la burrasca europea è troppo grave anche per sistemi piu robusti di quello italiano perché basti «far passare la nottata» in attesa di riprendere il solito passo (politico ed economico). Il caso di Milano mostra più chiaramente di altri i guasti che la politica può contribuire a causa-

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