Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 33 - ottobre 1992

.{)li~ BIANCO '-XILROSSO INTERVENTI La Sinistrae laLega Premessa: l1talia divisa I.:Italia è divisa. Questo è un fatto. Non è necessario scomodare né le riletture storiche del Risorgimento né i bilanci della questione meridionale; che pure, entrambi, qualcuno dovrà decidersi a fare senza lasciarli alla polemica leghista, ma senza infingimenti e senza dimenticanze. Possibile, per dirne una, che debba essere la Lega a citare Bobbio ricordando che Cattaneo non fu antiunitario, ma antifusionario, e che invece, dopo tutto, proprio questo si fece nel 1861?Epossibile, per dirne un'altra, che si lasci che sia la Lega a proporre delle alternative agli attuali flussi di investimenti al Sud (giuste o meno, percorribili o meno, è un altro discorso, ma che va affrontato)? Possibile che la sinistra e il sindacato sappiano solo difendere, malamente, l'attuale sistema e l'attuale politica? Ma forse, più che tra Nord e Sud, l'Italia è divisa fra periferia e centro. Non c'è quindi Stefano Allievi di bisogno né di riscrivere la storia né di pervertire a fini politici le acquisizioni della sociologia e dell'economia per accorgersi che c'è una parte della nazione che non si rende conto di quello che succede nell'altra: basta analizzare l'attualità. A Roma, ed è scoperta recente, si sono accorti che in tre regioni del paese, con buoni addentellati nelle altre, comanda la criminalità, e che questa è legata alla politica, al sistema di gestione e di distribuzione delle risorse: è già qualcosa, ma ci sono volute due stragi e un attacco della mafia allo Stato senza precedenti perché si cominciasse (e si comincia appena) a prendere le misure adeguate. Ma si sono accorti, a Roma, che ci sono state le elezioni del 5 aprile e che, almeno al Nord, hanno significatoun sonoro segnale d'allarme per il sistema? Si sono accorti che c'è stata una meridionalizzazione netta di tutti i partiti, e che al Nord si è aperta invece una questione settentrionale? Non pare. Anche dell'inchiesta Di Pietro si so59 no resi conto solo quando ha cominciato a lambire, per l'appunto, anche Roma, e a scuoterne il potere (non a minarne la credibilità, come paventa qualche leader di partito: quella era già stata persa da un pezzo). Eppure, insieme, questi due fenomeni, stanno contribuendo a traghettarci dalla prima alla seconda repubblica, con un peso enormemente più importante, checché se ne dica, dei referendum di Segni o dei progetti di riforma istituzionale che i partiti elaborano e abbandonano con stupefacente velocità, in un minuetto che fa capire solo con quanti tatticismi siano stati assunti e con quanta poca convinzione vengano pcrtati avanti. Progetti, oltre tutto, con un clamoroso abbaglio istituzionale che è anche un inevitabile frutto del sistema attuale, ancora e sempre «centralisti» (premio di maggioranza, uninominale, presidenzialismo, ecc.), anche quando riguardano l'ente locale. Si pensi all'elezione diretta dei sindaci: qualcuno vuole decider-

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