Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 33 - ottobre 1992

"1Jl~ BIANCO lXILROSSO ' ATTUALITA Rispostallacrisieconomica: unprotagonismnouovopertutti di Raffaele Morese a svalutazione della lira ha aperto una fase nuova nell'economia e anche nella vita politica ita- L liana. Il vincolo di cambio rappresentava un punto fermo per la costruzione dell'Europa. Come le vicende dei giorni successivi hanno dimostrato ed in particolare l'uscita (temporanea?) della lira dallo Sme, ormai quel vincolo non esiste più. Almeno fino a quando saranno definite nuove parità e queste siano sostenute da volontà cooperative degli Stati molto elevate. Oltre questo vincolo, la svalutazione ha ribaltato una prospettiva: l'inflazione decrescente. La previsione congiunta che Cer, Irs e Prometeia fanno è che nel 1993 l'aumento dei prezzi si attesti a 5,4%, come nel 1992. Se così fosse, il rimbalzo, rispetto all'ipotesi finora sostenuta dal Governo, sarebbe di 2 punti. Questi due fatti nuovi, minano i capisaldi su cui si basava l'accordo del 31 luglio scorso; esso puntava a sostituire il primato della politica monetarista con il primato della politica dei redditi. Sulla base di questa considerazione, a partire da Trentin, si sostiene che quell'accordo non esiste più. L'affermazione,se serve ad offrire ai militanti della Cgil un senso di liberazione dato che il tormento per l'accettazione è stato grande, può anche essere compresa. Ma resta fondamentalmente oscura. Infatti, lo sconquasso monetario europeo dimostra che la politica monetaria non basta. Non ba5 sta nell'ordinata Germania dove industriali e sindacati chiedono all'unisono che il tasso di sconto cali ben oltre lo 0,5% deciso dalla Bundesbank all'indomani della rivalutazione del marco. Non basta alla disordinata Italia, se è vero che l'azione combinata svalutazione-alto tasso di sconto non ha riportato fiducia sulla lira. Fondamentalmente, è il debito pubblico italiano a fare paura ai capitali esteri, a dirottare risparmio dagli investimenti produttivi, a drogare le aspettative degli italiani. Ma il debito pubblico non è oggi aggredibile dal lato della sua espressione più immediata: i Bot, i Cct, i Cpt, ecc. Sarebbe auspicabile che il loro possesso uscisse dall'anonimato, che fossero compresi nella dichiarazione dei redditi e che il loro rendimento fosse decisamente meno elevato. A questo bisogna arrivare se si vuole ricomporre una frattura nella distribuzione della ricchezza che per oltre un decennio ha diviso la nostra società. Ma nessuna di queste misure è pensabile che sia adottata a breve dal Governo. Il suo fabbisogno è tale che non può far fuggire i risparmiatori dai suoi certificati di credito. Soltanto quando questo fabbisogno si ridurrà si potrà insistere con successo sull'uso di quelle misure. Per intanto, quindi, poche illusioni; l'alternativa alla politica monetaria resta quella dei redditi. Ed in questo senso, dire che l'accordo di luglio non

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