{)lt BIANCO '-XILROSSO i•Xi#iiiil Perunnuovoumanesimo dellasinistreauropea er farsi capire dalla gente - e P questo è essenziale in democrazia - bisogna definire con chiarezza le parole e relativi concetti. Fa quindi bene Tamburrano a chiedersi «che cosa è la sinistra? Perché parliamo di sinistra? E cosa è?» Delineare con precisione la differenziazione tra «sinistra» e «destra» è indispensabile per inviduare il nucleo di aggregazione di nuovi schieramenti politici. Tamburrano afferma che l'essenziale della sinistra - della next left - è «l'equità, la giustizia, la protezione, le garanzie». Troppo e troppo poco! Meglio forse affermare che la sinistra rifiuta che il criterio per valutare gli esseri umani - la loro dignità ed i loro diritti - sia l'efficienza nella produzione di beni e servizi vendibili sul mercato. Questa «gerarchia», normale per la «destra», è inaccettabile per la «sinistra». La povertà delle persone e delle nazioni, non è segno di «non-valore», di «colpa». In questo senso vi è una sostanziale converSintesi della geografia di Tolomeo (W. Seglin) di Giulio Querini genza tra i valori della sinistra ed i valori delle maggiori parti delle religioni mondiali. L'opposta convergenza tra calvinismo e capitalismo è una anomalia della Storia. Questa anomalia, su scala mondiale, oggi è in rapida espansione, con il consenso di larghe masse popolari e di autorevoli intellettuali della «destra». Così, in nome dell'efficienza della «Azienda Italia» (o dell'Azienda mondo) i poveri vanno puniti, perché smettano di «peccare», lavorino di più e facciano meno figli: perché si convertano alla produttività capitalistica. Lo scontro, anzitutto culturale, tra l'esigenza di «efficienza»prospettato dalla «destra», e l'esigenza di «solidarietà» prospettata dalla sinistra, si esaspera a livello internazionale. Nelle Encicliche Sociali degli ultimi due Papi emerge con chiarezza la dimensione planetaria del conflitto in corso. Con schematica semplificazione possiamo indicare i protagonisti: da una il sistema «Usa-Pacifico»permeato di «efficientismo materialistico», per il quale il trionfo del mercato mondiale ha realizzato la «fi41 ne della Storia»; dall'altra l'Europa percorsa da contraddizioni e conflitti, ma con una precisa vocazione ad un «nuovo umanesimo», coerente con la sua cultura cristiana e con la sua tradizione di dialogo col Terzo Mondo. Questo «nuovo umanesimo», questa moderna «cultura della sinistra europea» dovrebbe ispirare le regole del gioco che Camiti auspica per «concorrenza, ambiente, limite della diseguaglianza, accumulo di ricchezze sfacciate». Ma, questo obiettivo, è conseguibile senza nuovi equilibri internazionali che affranchino l'Europa dalla «sovranità limitata» nella quale finora si è trovata? Ed è possibile questo affrancamento senza una decisa ed esplicita «leadership» della Germania nella nuova Europa? Per dare risposte adeguate ad interrogativi cosi impegnativi e pressanti è necessaria una classe politica autorevole e lungimirante, consapevole del fondamento non solo finanziario, ma soprattutto culturale della interdipendenza tra le varie regioni del mondo.
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