Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 33 - ottobre 1992

tempi e dei casi concreti, la capacità di bloccare e punire le malversazioni. Ma i partiti per sè sono ineliminabili e possono esigere solo una regola di convivenza. S) La forma partito. La formula non è generalizzabile: solo nella scuola marx-leninista ha acquisito senso. Un senso «insensato» per gli altri partiti, Psi compreso. Tuttavia è necessario un chiarimento, perché non c'è un'infezione leninista nei partiti, dato che lo stesso Lenin pensava il Pcus sul modello lassalliano della socialdemocrazia tedesca. C'è quindi una ragione storica per una nascita e uno sviluppo di un certo modo di fare la politica organizzata, basata sulla presenza di soggetti di massa molto omogenei, ritenuti membri dello Stato successore del regime capitalista, i proletari. La conseguenza è che mentre il capitalismo e il tipo di regime politico che lo salvaguarda è flessibile, risulta sistemica l'alternativa proposta. Da qui l'origine dello stalinismo perfettamente in linea con una necessità rivoluzionaria che avrebbe dovuto rovesciare non solo economicamente, ma anche spiritualmente un certo assetto sociale. Il sistema rigido ha perduto davanti al sistema flessibile del liberalismo e comunque di tutti i regimi in qualche modo apparentata ad esso. Va tenuto presente che né l'alternativa fascistané quella nazista sono riuscite, proprio perché avevano una proposta di speculare rigidità istituzionale. 6) La crisi dell'Est merita ancora analisi, che sono in corso, certamente, emergono affermazioni importanti come quelle di Bettiza. Tuttaviasi deve immaginare che la gravità delle conseguenze imponga di riportarsi più lontano nel tempo passato. L'economicismo è affermazione di tutti i sistemi politici contemporanei. Si è rivelata errata la tesi rodaniana secondo cui il bolscevismo aveva il merito di sottrarre al mercato capitalista una larga fetta di umanità. L'unità tra Est e Ovest è rimasta stretta, anche nei tempi più duri della guerra fredda. Gli scambi non sono mai mancati, anche se l'Occidente si è presentato sempre egemone specialmente sul piano scientifico e culturale. Insomma una ragione seria deve esserci stata perché Stalin non avesse fatto una marcia militare verso Ovest dopo il 1945 come mi pare sostenesse possibile Churchill. Probabilmente fin da allora lo stalinismo soffrivauna crisi di consenso per cui le truppe, specie quelle «fede- .P.V, BIANCO lXILROSSO i•Xi#iiltl rate» non avrebbero marciato. La morte di Stalin ebbe subito degli effetti immediati anche sul piano del diritto, come - se non ricordo male - fu documentato da un numero unico degli «Annals»dell'Accademia delle scienze politiche di Filadelfia (Usa). C'è dunque da chiedersi se non esista una causa comune dell'effetto della crisi sovietica e della crisi (certamente diversa per tanti aspetti non secondari) occidentale. La terza o quarta generazione sovieticaha mostrato che la mancanza di legami con l'ottobre rosso rivelava la mancanza dell'homo sovieticus. Ma anche da noi è emerso che dopo la scomparsa dei padri fondatori si è creata la storicamente regolare cesura in termini di aspirazioni e di classe dirigente. 7) La frammentazione, purtroppo, segnala una specie di «sisalvi chi può». Eha conseguenze non solo in piccole aree, ma anche in quelle vaste. Il problema di Maastricht lo rivela. Peraltro sulle linee di confine comuni frontalieri si stanno organizzando in maniera autonoma e non si tratta solo dell'esagonale danubiana, ma anche dei comuni di Bordighera e Mentone sull'altro lato, già concordi sul da farsi. Pertanto il problema della Lega non può essere demonizzato, ma preso molto sul serio. Possono accadere molte cose quando un movimento diventa partito. Si pensi al Sansepolcrismo fascista o all'Uomo Qualunque di Giannini. 8) La sinistra unita. Ha ragione ancora Baget Bozzo quando osserva che il comunismo e il socialismo simulstabuntsicut cadent. La cultura di partenza è troppo unitaria e il riferimento sociale pure. La questione non è di adozione di metodi, ma di capacità di rappresentanza. La Dc può essere sostituita da qualcosa che abbia la sua stessa capacità di rappresentanza, ma non da un'alternativa di sinistra per la quale mancano le premesse sociali e politiche. In questo senso l'effettotrascinamento in basso dell'esperienza sovietica è molto importante, non come effetto, ma come causa. Anche nell'Urss è arrivata una società complessa, per quanto al momento caotica. Ma l'innovazione tecnologica, con la sua immane capacità di comunicazione ha fatto i suoi effetti. 9) In termini cronologici sarebbe bene analizzare il momento in cui l'Urss ha preso atto della sua interdipendenza entro la 38 quale ha cercato di salvaguardare il ruolo di superpotenza. Sebbene l'idea risalisse allo stesso Stalin, l'idea di una conferenza paneuropea ha preso corpo, in termini validi anche per l'Occidente, quando la leadership sovietica si è accorta che disponeva solo di potenza fisica e che per il suo sviluppo aveva bisogno di cooperazione. Da questo punto di vista è molto più importante il Cocom che lo spiegamento (inutile) degli euromissili. La capacità di reazione occidentale non ha mai sofferto di inferiorità data la presenza di una forza marittima americana che da sola avrebbe potuto infliggere colpi insopportabili all'Urss, in qualsiasi punto dello schieramento del fronte eventuale, anche europeo centrale. È dunque la Csce un momento di passaggio finora troppo trascurato che ha mostrato per tutta la durata della sua preparazione una verifica analitica di alcune intenzioni importanti dei sovietici e un colloquio che ha condotto alla fine alla elaborazione del TerzoCanestro. Per il resto le telecomunicazioni hanno il loro mestiere di «trombe di Gerico». 10) Il da fare. Ci si può provare a dire qualcosa. Certo è che oggi appare palese anche ai ciechi e ai sordi che la crisi delle ideologie non deve coinvolgere le culture. Equeste debbono diventare «colture», cioè alimentazione di valori condivisi, sia che si faccia riferimento a un'etica cristiana legata alla concezione trascendente, sia a un'etica cristiana che è legata alla concezione immanente. Lo sforzo dei laici, in realtà, rimane largamente il tentativo di affermare un'etica pubblica che non abbia legami con la fede religiosa, ma ne intende catturare importanti conseguenze morali e pratiche. Su questo terreno avverrà il vero confronto, sempre che si riesca a sopravvivere alla prova di vasti movimenti di popoli, alla disoccupazione, alla crescita delle povertà accanto alle grandi ricchezze. Oggi sappiamo soltanto che certe esperienze non si ripetono e che la moralità politica non può essere vago moralismo. Per questo viviamo un paradosso rispetto al quale debbono porsi le forze politiche: abbiamo bisogno di una grande fantasia economica e politica e nello stesso un gran bisognodi riflessione. Sono due cose che convivono male: mentre si pensa al governo lungo, non si può dimenticare il tempo breve. Alternative equilibrate non sono sul mercato.

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