dentificazione degli elettori, più che la loro adesione. Partiti, peraltro, che non esistono più, e da tempo, anche nel nostro paese. Il punto è che i partiti si ridefiniscono in relazione al modello di democrazia che si vuole istituire. Come si fa, ad esempio, a difendere gli attuali partiti, quando, al di là delle ragioni etiche, sono esaurite le ragioni istituzionali che potevano sostenerli? Insomma: partiti in relazione a quale democrazia 7 Se si vuole una democrazia aperta, quindi necessariamente maggioritaria, e se una democrazia maggioritaria è una democrazia che implica il consenso sulle regole e il dissenso sui programmi, allora l'apertura della democrazia italiana avrà come conseguenza un superamento necessario degli attuali partili. Dopo tutto è implausibile voler conservare le stesse mobilie quando ci si trasferisce in una casa di dimensioni diverse dalla precedente. Ma anche nella nuova casa avremo comunque bisogno di una qualche mobilia. Una «mappamundi»del sec. XIV ..Q-lL BIANCO lXILROSSO l•Xi#Olil Riepilogo La società italiana è da tempo matura per una democrazia delle alternative. In una democrazia delle alternative i partiti non hanno più il compito di integrare le masse nello stato, semplicemente perché le masse lo sono di già, e da tempo, integrate. Né hanno il compito esclusivo di reclutare e selezionare il personale di governo, semplicemente perché le elite dirigenti da tempo si stanno formando, in buona parte, fuori di essi. Altresì, in tale democrazia è difficile pensare che spetti esclusivamente ai partiti l'aggregazione degli interessi, semplicemente perché altri attori da tempo agiscono in questa direzione. Nondimeno, anche in tale democrazia, ai partiti spettano due compili decisivi: quello di strutturare il voto, dando a tale strutturazione una base programmatica e di valori; quello di governare, garantendo un grado sufficiente di coerenza e di imputabilità dalle responsabilità. Non sono compili irrilevanti, come si vede. E, 28 soprattutto, non sono compiti che possono essere assolti da attori individuali, nel senso di non-partitici. Se questa democrazia si realizza in Italia, nessuno degli attuali partili è in grado di adattarsi, così come è, al nuovo sistema di incentivi. Il problema politico cruciale è quello che al loro interno ci siano, non gli uomini dell'auto-riforma, ma della riforma: cioè leader capaci di traghettare il primo sistema di partito in un secondo sistema di partito. Insomma, capaci di scomporre per ricomporre. Ma, di nuovo, la formazione di partiti programmatici non è un allo di volontà. È l'esito di un'interazione tra opportunità istituzionalie scelte politiche. Naturalmente, la riformadelle istituzioni per creare tali opportunità costituisce la condizione necessaria, ma non sufficiente, per individuare l'uscita vera dal tunnel. La condizione sufficiente, per fortuna, la può fornire solo la politica, con i suoi attori e, appunto, le loro scelte. Che poi vuole dire: la loro cultura politica.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==