Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

,P!L BIANCO l.XILROSSO MiikCiliri ~ incompatibilità traParlamentaereMinistro di PietroMerliBrandini equilibrio politico del dopo guerra si è gradualmente decomposto negli ultimi due anni. LI Nel corso del tempo, talvolta impercettibilmente, talvolta con svolte improvvise, il potere si è dislocato sempre più dalle istituzioni ai partiti. È contro questa dislocazione impropria che si è levata la voce dei cittadini, sia con l'imponente sì alla preferenza unica, sia con il voto del 5 aprile. In questi 45 anni si sono infatti creati differenti equilibri con un progressivo distacco dalla Costituzione formale. Questo distacco è stato legittimato in modo soffice e sottile dalla cosiddetta «costituzione materiale». In questi tre lunghi mesi, nei quali si sono confuse crisi istituzionale e crisi politica, sono emerse due cose precise: 1) l'epoca della trasgressione .allaCostituzione formale, per piegarla con la copertura della «costituzione materiale» alle necessità dei partiti, è finita. Al crescere della trasgressione crescevano i costi dell'intera gestione politica, con gli esiti a tutti noti; 2) si apre ora l'epoca difficile e controversa, di riassorbire la «costituzione materiale» per tornare alla Costituzione formale, far funzionare lo Stato eliminare inefficienze e sprechi. Per questo processo ci si è molto affidati a Scalfaro come a colui che crede nella centralità del Parlamento e alla forma ed alla lettera della Costituzione. Da molte parti e per molto tempo si è premuto sul Capo dello Stato perché riportasse la gestione della crisi nelle istituzioni e perché utilizzasse in pieno i poteri conferitogli dalla Costituzione all'art. 92, secondo il quale è il Capo dello Stato a nominare il Presidente del Consiglio e i ministri su segnalazione di quest'ultimo. 8 Ma non tutto è andato così. Il potere è ancora nelle mani di partiti anche se affaticati e stanchi, con istituzioni ancora troppo timide nel rivendicare il proprio ruolo. Poiché non si può dubitare delle buone intenzioni del Capo dello Stato, occorre prendere atto della forte «vischiosità» opposta dai partiti fuorusciti dai limiti loro propri secondo la Costituzione. Ma in questi giorni è emerso un fatto nuovo ed imprevisto. Forlani, con un piede dentro e uno fuori dalla Segreteria, ha proposto l'incompatibilità tra cariche parlamentari e cariche governative. Questa mossa imprevista, al di là degli imprescrutabili motivi interni che l'ha generata, è un colpo di acceleratore sui cambiamenti istituzionali necessari a dare al Paese uno Stato degno di questo nome. Essa è un colpo alla Costituzione materiale e favorisce il ridislocamento del potere dai partiti alle istituzioni. Chiude l'era del Governo d'Assemblea che, più o meno necessariamente, si è imposto sul Paese. Ha sorpreso e spiazzato alleati ed avversari. Ha proiettato effetti, ora positivi ora negativi, sulla compagine governativa. Infatti Amato, in bilico tra passato e futuro, ha perduto la presenza di uomini rappresentativi, ma insieme al Presidente della Repubblica ha definito un governo a mezza via tra il vecchio manuale Cencelli e le candidature risultanti della selezione voluta da Forlani per gli uomini della Dc. Molti grilli parlanti dal fondo della loro saggezza convenzionale hanno ricordato che non «sipossono cambiare le regole in corsa». Argomento che non manca di suggestione intellettuale. Si sono sentiti molto meno grilli parlanti quando si sono «cambiate le regole in corsa» per passare dalla Costituzione formale a quella materiale. Si sono avanzate obiezioni irreprensibilmente logiche contestando l'estemporaneità dell'iniziativa.

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