~JLBIANCO l.XILROSSO Miikiiiilil te della religione in politica, sia singolarmente poco attrezzato per comprendere i movimenti islamisti e, più in generale, l'Islam, e il rapporto complesso e contradditorio di questo con la democrazia rappresentativa così come essa è intesa in occidente. Il caso algerino è in questo senso esemplare e paradossale. Era il regime al potere, di ispirazione socialista e modernizzante, di fatto ampiamente occidentalizzato e sentito come culturalmente più vicino dagli europei, che aveva governato in maniera non democratica il paese, ed era ancora esso a temere maggiormente le elezioni, meccanismo simbolico esemplare della democrazia rappresentativa. Era invece il Fis, sentito (prima ancora di tentare di conoscerlo) come culturalmente estraneo all'Europa, e dunque anche alla democrazia rappresentativa, ad usarne con abilità e successo i meccanismi. E dopo tutto era pur sempre giunto legittimamente al potere nelle città in seguito a libere e democratiche elezioni. Ora è possibile, come è stato detto, che il Fis volesse usare la democrazia per giungere al potere, per poi abolirla sostanzialmente, ma qui si tocca un tasto ulteriore, che è quello del rapporto tra democrazia e Terzo Mondo, e forse più in genera e del rapporto tra sistema elettivo-rappresentativo e democrazia. Un nesso che forse bisognerebbe ricominciare a considerare come non scontato. An7 he nel Primo Mondo. E anche se significherebbe una marcia indietro non da poco per la cultura politica occidentale, e segnatamente per quella di sinistra, che storicamente ha fatto del suffragio universale e del sistema elettorale la chiave per far accedere le masse popolari (o meglio, chi le rappresentava) nelle stanze del potere. Questo ragionamento nulla toglie ai problemi che in Algeria la presenza del Fis, la sua ideologia e il sistema che si proponeva di instaurare poneva e pone. Anche per esempio in termini di diritti umani, sociali e politici delle minoranze dissenzienti, che è poi la cartina di tornasole che rende visibile una democrazia effettiva. Ma può forse aiutare a comprendere quanto deviato e tutto sommato superficiale sia stato fino ad ora il dibattito sull'Algeria, e quanto invece sia necessario andare più a fondo, in maniera radicale. Letteralmente: alle radici. NOTE 1 Su questo argomento rinvio al mio Mass media, immigrazione araba e guerradel Golfo, ricerca svolta per conto della Cee e pubblicata su Dimensioni dello sviluppo, n. I, 1992; cfr. in particolare l'introduzione su Le due guerre del Golfo. 2 Penso per esempio all'articolo di Tahar Ben Jelloun, pubblicato sulla prima pagina del Corriere della sera del 13gennaio 1992, all'indomani del colpo di stato, sotto il titolo, che suona tristemente ironico, di A scuola di democrazia.
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