versamente, come afferma con riferimento dantesco Cazzola, non saremo degni neanche dell'inferno, bensì del limbo, della terra di nessuno. Non è possibile seguire l'autore in tutto l'iter della sua esposizione, perché tanti e tanti sarebbero gli argomenti che meritano una particolare evidenza. Non posso, tuttavia, omettere di evidenziare come siano ben intesi dal Cazzola i problemi tecnici, economici e sociali connessi al regime tecnico della «ripartizione», che si basa - come è nolo - su rapporti intergenerazionali, che vanno modulati onde attuare una vera solidarietà fra generazioni senza che si verifichino scompensi di sorta. Le considerazioni di Cazzola a riguar- ~!L 81.\~(:0 lXILROSSO Ciillil■ do vanno lette e meditate con molta attenzione. Un'altra ponderala meditazione meriterebbe il problema della distinzione fra previdenza ed assistenza, rispetto alla quale non può essere condivisa la posizione dell'autore. Ragioni di tempo e spazio mi impediscono di fare delle opportune considerazioni che evidenzierebbero la necessità di una più articolata formulazione dell'ari. 37 della legge n. 88/89, su cui il libro molto si sofferma. Infine devo precisare di non poter condividere la poca importanza che l'autore assegna alla Cenerentola (o Messalina) della previdenza, cioè alla previdenza complementare, che Cazzola preferisce chiamare __ ...., .. l',-;a:oChra La pnvldta11 ael monde e altri scritti previdenza privata, sottolineandone però l'importanza per quanto si riferisce alla funzione finanziaria. È nolo come la rimodulazione della previdenza pubblica comporli necessariamente in avvenire un abbassamento della tutela, per cui il vuoto potrebbe essere riempilo proprio dalla previdenza complementare o integrativa. La fabbrica delle pensioni è un libro che contemporaneamente segue e segna il dibattilo sulla riforma del sistema previdenziale italiano, ritornato in questi giorni di grande attualità. Un'opera di grande utilità per gli addetti ai lavori, ma anche per coloro che, più in generale, sono interessati allo studio delle materie sociali ed economiche. Per assoluta mancanza di spazio non possiamo pubblicare due interessantissimi contributi. Il primo, del prof. Bruno Amoroso sui motivi del no dei danesi al trattato di Maastricht, e il secondo del prof. Maurizio Rossi sul «sistema delle relazioni industriali» giapponesi. Li pubblicheremo nel prossimo numero, scusandoci con gli Autori e con i nostri lettori. 62
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