Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

Democrazia Nelle relazioni con i paesi liberati dalle dittature comuniste la Ce ha sempre posto l'enfasi sull'introduzione di un'economia (sociale) di mercato. Si tratta in effetti di una condizione importante per una collaborazione fruttuosa. L'introduzione di un'economia di mercato risulta tuttavia un compito particolarmente gravoso. Ancor più difficile è l'introduzione di una democrazia a pieno titolo basata sul riconoscimento della parità dei diritti dei cittadini, sulla protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti dell'uomo, nonché sulla visione della natura specifica e della (limitata) portata dell'autorità statale. A tal fine è necessario lo sviluppo di una società civile in tutta la sua pluralità, da cui dipende anche il successo di un'economia sociale di mercato. Le esperienze con la Iugoslavia indicano chiaramente che la condizione più essenziale per l'associazione o l'adesione alla Ce risiede nell'accettazione della cultura democratica degli Stati membri della Comunità, che è la base dell'integrazione europea che si realizza nella Comunità. In mancanza di questo senso democratico, non si può offrire alcuna prospettiva di ade- ~.lLBIANCO lXILROSSO • H ii Ruli I iMi tu~•hi -. j - sione alla Comunità. È molto importante essere assolutamente chiari su questo punto, non solo nell'interesse del futuro della Comunità, ma anche e soprattutto nell'interesse dei cittadini dei paesi dell'Europa centro-orientale. Conclusioni La Comunità europea suscita con la sua esistenza grandi aspettative nei paesi terzi, ma le strutture comunitarie sono tuttavia di natura tale da deludere inevitabilmente tali aspettative. L'interventodella Comunità è stato efficace sotto vari aspetti. L'accordo di Brioni ha protetto la Slovenia dalla guerra. La Conferenza di pace dimostra che i governi delle repubbliche possono essere effettivamente persuasi a riflettere sul loro futuro e sugli interessi da disciplinare in tale contesto. L'esitodella conferenza è incoraggiante. Gli osservatori della Ce non hanno potuto impedire il proseguimento della guerra nelle zone oggetto di disputa. In Bosnia però, ad esempio, sono stati visti come un fattore di mantenimento della pace. In tale repubblica sarebbero stati 57 accolti volentieri in gran numero. L'embargo sulle armi non ha avuto effettiquan- ·tificabili. È possibile che l'interruzione selettiva delle relazioni economiche con la Ce abbia contribuito ad un atteggiamento di rifiuto della guerra. I mezzi di pressione economica, tra cui il boicottaggio, devono pertanto restare disponibili. L'ampia condanna internazionale della violenza ha potuto influenzare alcune fasce dell'opinione pubblica. In questo contesto vanno ricordate con apprezzamento le varie azioni compiute delle chiese europee e da altre comunitàreligiosenonché da organizzazioni e associazioni sociali. L'intervento delle forzedi pace resta tuttavia chiaramente un compitodell'Onu. Con la fine del conflitto Est/Ovestquesta organizzazione ha aumentato la sua autorità ed efficacia. I.:intervento della Ce nella crisi iugoslava richiede un'analisi più approfondita per poter trarre delle conclusioni in funzione dell'ulteriore sviluppo delle strutture comunitarie e del modo in cui, dopo la convergenza delle politiche economiche, si potrà continuare a lavorare alla convergenza della politica estera degli Stati membri.

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