Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

i)JI, BIANCO (XJLROS.SO iit•#Olil turarsi. Basterebbe pensare alle innovazioni tecnologiche, alla riduzione dell'orario di lavoro. C'è una frase di Marx che dice: «Quando l'orario di lavoro sarà ridotto a sei ore avremo il socialismo». Perché? Perché il cosiddetto tempo di non lavoro - altro che il lavoro - è il problema principale. Che cosa fa la gente che è arrivata alla pensione, e la cui vita media cresce? Questo è un mercato enorme. Che cosa fa la gente quando ha finito di lavorare? Ecco un altro mercato enorme. Ecco i mass media, ecco gli altri centri di potere. Sono problemi di cui la sinistra non si occupa in nessuna misura. Pensiamo alla tecnologia. Come si fa a pensare che il mercato possa regolare tutto? E i servizi? Il problema dei servizi non lo può risolvere tutti il mercato. C'è la questione degli immigrati, che è davvero esplosiva nella nostra Europa, perché non è solo quella della forza lavoro, ma anche quella del pericolo di razzismo. E chi la risolve? E l'ecologia? Siamo davanti ad un terreno del tutto aperto. C'è dunque tutto un campo di quella che possiamo chiamare società post-industriale, su cui la sinistra non si è ancora avventurata, perché ha, sì, dismesso i vecchi abiti, ha rinunciato al collettivismo, ma ha accettato acriticamente il mercato. Ecco perchè vorrei che in questi incontri noi si pensasse alla nuova cultura della prossima sinistra. Però oggi ci dobbiamo occupare di un'altra cultura, è una cultura tutta da fare. Certo, occorre chiarire: che cos'è la sinistra? Perché parliamo di sinistra e cosa è? Parliamo di destra, e cos'è? Destra pre- o post-industriale. Se noi non diamo delle definizioni di queste categorie non sapremo neanche quale cultura dobbiamo elaborare perché l'identità è una cosa fondamentale. Comunque oggi, in Italia, c'è bisogno di forze politiche che si occupino seriamente dei problemi della moralità pubblica; che si occupino seriamente dei problemi della criminalità. Seriamente, perché queste sono mine che esplodono. Che si occupino seriamente del debito pubblico. A fine maggio del '91 ogni cittadino aveva 23 milioni di debito. In un anno da 23 siamo arrivati a 25 e mezzo. Ci vuole una forza politica che si occupi al più presto dei servizi. Che si occupi seriamente del problema fiscale, e che si occupi di recuperare certi valori tradizionali. Io sono già avanti negli anni, - non tanto-, però mi ricordo che cos'era la sinistra. Noi socialisti eravamo giudicati un po' in42 genui, un po' fessi, ma galantuomini, ed oggi questo, della moralità pubblica, è un bene straordinario ed è un grossissimo investimento anche elettorale. Se la sinistra si occupasse davvero di tutto questo, allora sarebbe possibile l'alleanza con il Pri, che tra l'altro rivendica di essere l'erede del primo socialismo italiano, quello di Mazzini, e quindi non è proprio un partito - per storia, per tradizioni, per cultura, un partito di destra. Bisogna mettere insieme le forze della sinistra storica, con ciò che è possibile tirare fuori dall'area cattolica, e con i repubblicani, cioè con il mondo laico, per fare un'alternativa, ma la «nuova cultura della sinistra» ce la dobbiamo studiare noi, affrontando questi problemi concreti su cui crescono le Leghe e su cui può esplodere la democrazia in Italia. Allora mi pare che su questo ci possiamo ritrovare sia con Bettiza che con Baget Bozzo, su un'alternativa laico/socialista. Ma quanti anni sono che parliamo di area laicosocialista? BETTIZA Io mi riattacco direttamente. Non intedevo affatto - quando parlavo della necessità per uscire dalla situazione, dalla crisi di un ricambio - ridurlo soltanto ad una specie di federazione tra ex comunisti e socialisti; pensavo anzi alla necessità di allargare le aree politiche che dovrebbero costruire ed amalgamare il corpo del ricambio. Tantopiù che abbiamo visto - mi dispiace che Mancina non sia presente e non intendo affatto polemizzare con lei assente - dal modo come lei ha affrontatoi problemi, dal modo come ha reagito a quello che è stato detto sull'emarginazione dei riformistinel Pds, dal modo come ha evocato filosoficamente e storicamente la presenza della classe operaia nelle vicende storiche e culturali della sinistra: abbiamo visto che abbiamo a che fare oggi con un partito ex comunista con cui non è facile un dialogo da sinistra mdoerna. Ogni volta che noi analizziamo la realtà politica attuale di quel partito, vediamo che i comunisti democratici di lngrao ha un potere, se non di iniziativa,di veto, enorme su quel partito, se non di iniziativa, di veto, enorme su quel partito. Ogni volta che esso tenta di modernizzarsi e di raggiungere i socialisti, i laici, i liberali, i repubblicani, c'è una specie di potere di veto che scatta dall'ala della sua sinistra movimentista e gli blocca la stradale.

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