Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

~.lLBIANCO '-XILROSSO IU•#OMIJ è quello che noi dobbiamo cercare di far capire, altrimenti ha ragione Kelsen. Egli dice che ci vuole la scossa che viene dall'esterno. Adesso il nemico esterno non c'è più, perché il comunismo è finito, però c'è un nemico interno come la Lega che io giudico, se è possibile, più pericoloso di quanto lo giudichi Bettiza, perché ricordo che anche Mussolini ed Hitler sono stati eletti da una larga maggioranza popolare. Mussolini ebbe il 62% dei voti... Oggi la scossa c'è. Occorre reagire in modo salutare. 3. La crisi italiana, la sinistra, la riforma dell'economia CARNITI Penso che, a questo punto, sarebbe utile prendere in esame il problema dei rapporti trapolitica ed economia. È vero che la presenza tra gli inquisiti di molti imprenditori dovrebbe convincere anche i più accesi liberisti che il mercato non è «uno stato di natura», ma un insieme di regole del gioco prescrittive e normative che legittimano anche eticamente il capitalismo. È, però, non meno vero che il rapporto con l'economia pone alla sinistra l'esigenza di un profondo aggiornamento politico e culturale. La risposta socialista al capitalismo ha, infatti, oscillato, nelle sue diverse versioni, tra lo statalismo burocratico ed uno statalismo assistenziale (da noi gestito soprattutto dalla nomenclatura dei partiti). La storia ha liquidato l'idea della fuoriuscita dal capitalismo perché si è incaricata di dimostrare che le economie senza mercato non funzionano (in quanto distruggono, anziché produrre ricchezza). La sinistra farebbe bene ad abbandonare anche la pretesa di gestirlo. Personalmente penso che sia necessario passare dall'intrusione interventista nel gioco economico, alla formulazione chiara di regole del gioco in materia di: concorrenza, ambiente, limite alle diseguaglianze, accumulo di ricchezze sfacciate. Penso anche che non sia possibile fare una politica nuova con una cultura vecchia. Si deve ritenere che la difficoltà della sinistra di aggiornare la sua cultura economica sia tra le ragioni principali della sua «stanchezza» politica? Vorrei aggiungere anche un'altra questione. Sperando che ci sia il tempo per affrontarla. L'ordine politico futuro non si costruisce solo con in telligenza ed inventiva politica, ma anche attraverso un nuovo ethos che crei unapiù alta tensione tra 36 passione, interessi e ragione. A questo proposito, parlando a giugno ai vescovi lombardi il Papa, Giovanni Paolo II ha detto: «Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere se viene meno l'appello ad una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana se non trae la sua intima forza da un fondamento morale». Questa considerazione mi suggerisce un paio di domande. Si è definitivamente appannata ogni idea laica di etica pubblica? Esistono riferimenti di valore riconoscibili della sinistra? MANCINA Regoleper l'economia,ma anche una nuova«eticapubblica» per tutti Io penso che questi due filoni, e cioè lo statalismo burocratico e lo statalismo assistenziale, che poi corrispondono a due filoni della cultura e della politica della sinistra, hanno avuto in comune un elemento che è quello che poi ha portato alla comune crisi, e cioè il riferimento ad una classe sociale, una base sociale nettamente identificata, cioè la classe operaia intesa come portatrice di un progresso della storia, come classe generale e quindi sia l'idea della «fuoriuscita»dal capitalismo, che quella della «gestione» del capitalismo dipendono, - secondo me, - da questo fondamento culturale molto forte che è ottocentesco e che è durato sino a ieri. Si dice che la classe operaia non c'è più, ma non è che non ci sia più, - gÙ operai continuano ad esserci -, ma il problema è che non c'è più la classe operaia come soggetto trainante dello sviluppo storico, economico e politico di un paese ... BETTIZA Non c'è mai stata! MANCINA Non è vero che non c'è mai stata. C'è stata in tutta Europa tra 1'800ed il '900. Comunque era una categoria di lettura che ha dato vita ad un secolo di storia, e quindi non era solo una fantasia di qualcuno. BETTIZA Non era una fantasia perché c'è stata l'assunzione del proletariato da parte di un Ente dirigente - che era quello comunista - c'è stata l'appropriazione indebita.

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