,{).tJ, BIANCO l.XttROSSO liX•#Jilil sibilità - non so quanto probabile - che nello spazio di due o tre anni questi partiti politici, così come essi sono, non ci siano più, o siano fortemente trasformati, più o meno autotrasformati. Dobbiamo abituarci a riflettere tenendo conto anche di questa possibilità. Un'ultima risposta, anche se è molto difficile, la debbo alla domanda: «Ma sono in grado, questi partiti, di attuare questo processo di trasformazione, di reagire ad una situazione "algerina"?» Risponderei che potrebbero esserlo, in parte, anche se i primi segnali non sembrano soddisfacenti. Potrebbero essere in grado, questi partiti, di attuare delle riforme che lasciano inalterate, per un certo numero di anni, le regole del gioco tra di loro, cioè i rapporti tra di loro. Sospendere, quasi, i rapporti di forza in modo tale da rinviare il gioco tra qualche anno, ma attuando subito delle riforme, dal punto di vista istituzionale ed amministrativo, che in qualche modo possano favorire l' autoriforma dei partiti senza però porre mano a delle riforme drastiche, - per esempio elettorali, - nelle quali sicuramente alcuni partiti sarebbero avvantaggiati sugli altri. Probabilmente questi partiti hanno ancora tutti un potere di veto sufficiente ad impedire la realizzazione di tali riforme. Per altri tipi di riforme, invece, istituzionali, economiche, amministrative, già ora probabilmente potrebbero esserci le condizioni, che vanno colte in fretta. MANCINA Le radici recenti della corruzione e i rimedi necessari Naturalmente sono d'accordo anch'io che la questione morale è una questione politica e come tale deve essere affrontata se si vogliono trovare strumenti per avviare strategie di soluzione. È una questione politica perché è relativa alla funzione dei partiti, e quindi ai mutamenti della loro funzione ed al pervertimento di questa funzione nell'ultima fase della nostra vita politica. Da questo punto di vista io non credo che oggi la questione morale sia la stessa degli anni '50, anche se sicuramente già allora qualcosa si era avviato. La differenza sta nel fatto che allora protagonista era un partito che occupava lo stato, e invece ora i protagonisti sono stati i principali partiti democratici,i partiti costituzionali, senza eccezione. 30 È una differenza fondamentale, che io riporto al concetto di «consociativismo», e che credo sia qualche cosa che nasce negli anni '70, come con seguenza dell'incapacità dei partiti italiani nel fronteggiare la crisi di modernizzazione che ha fatto saltare i precedenti equilibri politici italiani. È vero che in quella fase il Psi ha avuto delle intuizioni, ha dato un inizio di risposta a questa crisi. Io credo che questo gli vada riconosciuto, e gli è stato anche spesso riconosciuto. Questo tentativo del Psi però è fallito, quando esso si è fatto pienamente risucchiare dentro il sistema di potere democristiano. Comunque - a parte questa parentesi - dopo questo fallimento dei partiti, negli anni '70 la stessa funzione dei partiti è cambiata ed è venuta in luce questa funzione di occupazione dello stato e di autoriproduzione. Prima, dunque, i partiti hanno avuto una funzione effettiva di costruzione della democrazia, e di rappresentanza della società, nei termini e nei modi in cui era possibile, che sono cambiati e cresciuti nel tempo, però dalla seconda metà degli anni '70 c'è stata una caduta progressiva, molto forte, di rappresentanza ed una caduta molto forte di capacità di proposta e di direzione da parte dei partiti stessi. Qui mi sembra che sia poi la radice del pervertimento della funzione dei partiti rispetto alla società. Dire che la questione morale è una questione politica però non vuol dire che non ci sia un aspetto morale, vuol dire che si tratta di una moralità pubblica e non di una moralità privata, Non è in questione la moralità privata - sono d'accordo su questo - però c'è un problema di moralità pubblica e cioè il fatto che si è imposta, nei partiti, una specie di doppia morale consistente nel considerare il fine del partito come superiore, e tale da sfuggire alle regole. Un fine che giustifica qualunque mezzo. Una generale rivolta morale Di questo si è dissertato moìto a proposito del comunismo e del Pci. Era giusto, però penso che la cosa fosse riscontrabile anche in altri partiti, ed il caso che si faceva prima, - del discorso di Moro-, mi pare abbastanza significativo di un atteggiamento di questo tipo. Forse questo è uno dei tratti che hanno accumunato maggiormente comunisti e democristiani nella storia italiana.
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