.L)JJ, BIANCO '-Xli, ROS..',O liX•®iliiJ politico. E sicuramente la preferenza unica ha fatto salire ancora di più questi costi. Aumento, dunque, dei costi di intermediazione politica e dei costi delle campagne elettorali. Stabilito questo dobbiamo osservare, però, che c'è anche un sistema istituzionale ed anche il sistema dei rapporti economici che favoriscono l'espressione della corruzione politica. Per quanto riguarda il sistema istituzionale, è chiaro che senza alternanza viene meno il rischio, - per mettere la cosa in termini molto semplici -, di essere scoperti. Uno ha dei grossi deterrenti dalla corruzione nel fatto che può essere scoperto e mandato a casa. Ma se tutti sono coinvolti questa possibilità viene meno. Nessuno è mandato a casa, perché non c'è alternanza, e il sistema consociativo assicura a tutti, maggioranza o opposizione, che ciascuno può fare leva sull'omertà degli altri. Il sistema istituzionale, perciò, da questo punto di vista, ha favorito la corruzione, e ad essa possiamo anche aggiungere il processo di unificazione del funzionamento interno dei partiti. Oggi i partiti sono più simili che mai l'uno all'altro ed io sostengo che l'ex partito comunista, il Pds è stato corrompibile non perché - come ha detto il suo segretario - è «cambiato poco» rispetto al vecchio Pci, ma per alcuni aspetti perché è cambiato troppo, cioè perché è diventato anche esso un partito di correnti, che è chiaramente più esposto alla corruzione, rispetto ad un partito che non ha correnti. Probabilmente il partito nazionale fascista era meno corrotto della Dc, ma per una semplice ragione, perché non c'erano correnti interne, e quelle che c'erano, pochissime, avevano pochi spazi di azione, pensiamo a Farinacci nell'area cremonese. C'è dunque un sistema istituzionale che ha favorito la corruzione. Il sistema dei rapporti economici, inoltre, ha favorito oltre modo la formazione di oligopoli, che hanno potuto sfruttare la corruzione politica. Ciò vuol dire assenza della concorrenza, o almeno debolezza della concorrenza. Aggiungete un sistema amministrativo perverso. Chiunque ha a che fare con la Pubblica Amministrazione sa che la logica amministrativa con la quale si regolano i rapporti tra amministrazioni ed economia è una logica perversa, tutta tesa al controllo formale,e proprio per questo esposta più che mai all'azione della corruzione. Questi tre elementi, sicuramente, hanno favorito l'espressione e l'aumento della corruzione poli29 tica. E perciò è chiaro che un'azione seria di riforme deve toccare ciascuno di questi aspetti. Bisogna fare scendere i costi dell'intermediazione politica. Questo vuol dire che i partiti devono - in qualche modo - abbandonare molti settori della società, e che va favorita l'organizzazione autonoma, consapevole e responsabile della società stessa, al di fuori dei partiti. Secondo: è chiaro, pur senza adesso entrare nel merito delle singole proposte, che qualunque riforma dei sistemi di voto, che riduca drasticamente i costi delle campagne elettorali, ha effetti positivi da questo punto di vista. Terzo: è chiaro che ogni provvedimento che favorisca l'alternanza è un effettivo deterrente al sistema della corruzione politica, così come, quarto, anche ogni sistema economico che aumenti la concorrenza interna, e riduca la possibilità di formazione di coalizioni oligopolistiche ignobili favorisce il calo della corruzione politica. A questo punto possiamo anche chiederci: come mai questo problema è esploso così vistosamente proprio in questo momento? Ci sono per me, tra gli altri, anche due motivi. Primo: perché qualcosa, nel campo dell'alternanza e della fine del consociativismo è davvero emerso, e ha messo in crisi il sistema. Questo regime che è durato tanto sta venendo meno, ed è per questo, e non casualmente in questo momento, che ha potuto venire fuori una realtà come quella del giudice Di Pietro, e di iniziative simili. Ma non basta: qualche cosa sta cambiando anche dal punto di vista dei rapporti tra politica ed economia. Se veramente dovremmo aprire i meccanismi degli appalti ad una maggiore logica concorrenziale europea, ed è solo un esempio, allora questo fa venir meno la possibilità di coalizioni e di trucchi ignobili. Anche questo cambiamento ci può spiegare come mai proprio adesso è esploso, o almeno si è scoperto questo fenomeno. A questo punto mi chiedo, per riprendere la citazione di Kelsen: sarà possibile il cambiamento? Ci sarà un'Algeria per questo paese? È una domanda che ci si fa da tanti anni. Per questo passaggio dalla IV alla V Repubblica in Francia c'è voluta l'Algeria. Può darsi che c'è l'Algeria, da noi, ma non c'è De Gaulle ... La mia impressione è che ci stiamo avvicinando ad una situazione di questo tipo, e che dobbiamo abituarci a riflettere tenendo conto di questa pos-
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