Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

~.li, BIANCO lXILROSSO iit•®iiil cultura occidentale. Cioè il comunismo non è soltanto l'impero sovietico,ma è lo svolgimento di tutta una corrente culturale europea fortissima, che ha avuto implicazioni anche nei fascismi, - non vi è dubbio - attraverso Hegel ed attraverso Marx. Quindi la crisi del comunismo vuol dire che un pezzo di Occidente entra in crisi. È un evento fondamentale, in sostanza. È come dire che «Dio è morfo». Quindi la crisi è come quella di una grande religione. È questo Dio che non c'è più, ma che ha coinvolto tutta una serie di posizioni. Si potrebbe fare una storia del comunismo fuori dai partiti comunisti e la Chiesa cattolica ci entrerebbe benissimo. La crisi del comunismo, ad esempio, distrugge in radice la teologia della liberazione. Non nerimane più niente, perché essa è nata dal fatto che si deve applicare l'analisi marxista della dipendenza al Continente latino-americano. Devo dire che ciò comporta anche danni. Abbiamo un mondo diviso in modo più iniquo di prima, ma la crisi del comunismo ci toglie il linguaggio politico per affrontare il problema Nord-Sud. È accaduta davvero una grande cosa, non si può ridurre a poco, né a cosa solamente italiana. Volevo quindi dire che questo evento va preso come evento determinante perché determina un vuoto di una realtà rispetto alla quale tutti si erano costituiti, ed esso aveva influenzato tutto, ed era interno all'Occidente, e non esterno ad esso. Quindi mantengo fortemente la tesi che l'evento chiave è questo, e che in realtà non è un caso che forze non moderne emergano contemporaneamen26 te alla fine del mondo comunista, cioè, e religioni come etnie, cioè tutta una cultura che la moderna Europa aveva compressa, anche in materia nazionale, e che ora la fine del comunismo fa emergere. Non è un caso quindi che in Italia la crisi dello Stato nazionale, anch'esso influenzato non poco dal giacobinismo, avvenga in questo modo, e cioè con il separatismo etnico. Se vogliamo fare una analisi forte dobbiamo stare ben fermi al punto che la crisi del comunismo è una crisi interna all'Occidente, e di essa si verifica una serie di conseguenze-che andranno avanti per tutti questi anni, come l'eco che si estende ancora, sempre con delle perdite: per esempio non avremo più un linguaggio per dire uguaglianza, nel momento in cui la disuguaglianza al mondo è massima. Credo che occorra dire che questo è il problema, senzaltro. Devo poi dire, e concordo con Bettiza, che effettivamente la cultura italiana è stata presa da questo concetto. Per esempio vediamo un concetto che, secondo me, è di origine fascista, quello di «costituzione materiale». Penso a Santi Romano, e a Costantino Mortali. Io mi ricordo che ho rinunciato a fare la tesi di diritto costituzionale quando ho visto che questo concetto era spaventoso. Che voleva dire, cioè, che le prassi diventavano norme. Cioè cadeva il concetto fondamentale di diritto, che era stato descritto come il valore centrale della giustizia, e di cui ancora oggi gli inglesi sentono la mancanza. I laburisti hanno scelto per due congressi il problema della costituzione. Costituzione mate-

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