Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

{)JI, BIANCO ~JLROSSO l•X•#JiltJ crazia come tale, ma l'unità nazionale come tale, e quindi indirettamente la democrazia. Mi sorprende il fatto che i partiti nati ora, che per la prima volta sono venuti al mondo in queste elezioni - la Lega e la Rete - non abbiano statuti democratici. Essi hanno, sia la Lega che la Rete, degli Statuti in cui tutto il potere va in mano ad un uomo. Nella Rete a due uomini, all'organizzatore Orlando ed al garante Novelli, ma - in fondo - il concetto è lo stesso. E per la Lega è chiarissimo. Bossi molte volte ha parlato di una compulsione fisica sui parlamentari da parte degli aderenti. Ha detto che lui andrebbe ad investire con la sua auto il parlamentare che si defilasse dallo schieramento leghista; ha parlato di kalashnikov. Cioè, nei fatti, ci sono alcuni elementi nel movimento leghista che fanno pensare a questa realtà. Anche la Rete, in fondo, è un movimento populista di dubbia democrazia, legata al carattere tipico della figura di Orlando. Questi movimenti hanno questa possibilità reale, ed io credo che in questa forma si possa sul serio parlare di rischio per la democrazia ... CELLA La crisi della politica in una società senza volto Alla domanda innanzitutto dobbiamo rispondere tenendo conto di cosa sta cambiando sullo scenario mondiale. Dobbiamo tenere conto che siamo di fronte a quello che forse è stato il più grande fallimento politico della storia dell'umanità, con il sovraccarico anche di speranze e di tragedie legate a questa vicenda politica. Dire il più grande fallimento politico della storia dell'umanità per alcuni aspetti vuole anche dire fallimento della politica, perché i giacobini dell'89 furono niente, in questo campo al confronto di cosa ha fatto il dominio comunista, cioè l'esaltazione della politica sulla società e sull'economia. Tutto nel sistema comunista era ridotto alla politica, e sottomesso ad essa. Allora il fallimento di questo disegno, di questa speranza e di questa tragedia politica in sé comporta anche notevoli difficoltà della politica come tale. E come poteva, un fenomeno come quello, non produrre un effetto pesante anche nel nostro paese? Questo paese è un paese di frontiera, un paese che aveva costruito i propri equilibri politici attorno alle logiche della Guerra Fredda e della divisione dei mondo. 17 Perché questa fine non dovrebbe avere un effetto profondo, per alcuni aspetti disastroso anche sul nostro paese? In effetti dobbiamo leggere quello che accade in tutte le parti del mondo come legato - in fondo - da alcuni caratteri comuni. Non è casuale che negli stessi anni capitino le terribili guerre etniche in Iugoslavia, le guerre in Unione Sovietica, le spaccature in Cecoslovacchia, i passaggi improvvisi da maggioranze a minoranze oppresse in alcuni stati Baltici, ed altro ...Ci sono, poi, i fenomeni di localismo serpeggiante, e il ritorno di molti fenomeni indipendentisti, in Francia ed in Spagna. Sorgono fenomeni localisti, o di frammentazione, nel nostro paese, ma si verifica anche l'apparire, sulla scena della politica Nord Americana di questo miliardario Ross Perot che, in effetti, identifica una sorta di rifiuto della politica o di rifiuto delle vecchie tradizioni politic~e americane. Ci sarà qualche cosa che tiene assieme tutto questo? Per un aspetto sono questi gli effetti di un clamoroso fallimento. E tuttavia, per tornare da noi, qualcuno degli uomini politici ha pensato che tutto potesse andare avanti come prima, solo con qualche adeguamento. Se noi pensiamo - tanto per fare dei nomi - alla campagna elettorale fatta dalla Dc, attraverso Forlani, e anche alla politica praticata dal Psi attraverso Craxi, noi tocchiamo con mano il fatto che si sono verificati dei messaggi politici, che in fondo prescindevano, come se nulla fosse successo, da questo enorme cambiamento. Allora il più grande fallimento politico della storia dell'umanità - mi si perdonerà l'enfasi, che poi è realtà seria-, vuol dire anche crisi della politica, e crisi di quella forma di organizzazione della politica che era il partito politico, come ha ricordato giustamente Boris Eltsin. In fondo il partito leninista è stata l'espressione massima della vecchia idea giacobina che tutto potesse essere pensato ed attuato a partire dalla posizione di una élite politica che dominasse sulla società. Perciò noi, da questo punto di vista, scontiamo l'esito di questa vicenda tragica - e per alcuni aspetti terribile - lo scontiamoancora senza guerre interne, ancora senza frammentazioni clamorose, ma lo scontiamo sicuramente. E lo scontiamo in una situazione molto particolare, perché scontiamo il risorgere del localismo in una situazione nazionale nella quale il senso dello stato è sempre mancato, per cui da noi il localismo assurge ad una

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