.P.!J, BIANCO lXILROSSO l•ti®ilil l. Una «crisi di sistema». C'è un futuro per i partiti? CARNITI Il primo problema che vorrei porvi è il seguente. La continuazione del governo Amato ha formalmente chiuso la crisi politica. Ma la crisi investe ormai il funzionamento del sistema più che le sue dinamiche. Questa valutazione appare suffragata da indiscutibili dati di fatto. Con la fine del comunismo è finito anche l'equilibrio bipolare a livello mondiale nel quale il nostro sistema politico è nato. Sul piano interno è sempre più evidente la divisione in due dell'Italia (più che in tre come le Gallie di Giulio Cesare, o le Repubbliche di Bossi). Il Sud chiede protezione. Il Nord chiede autonomia. C'è addirittura chi, come Bocca, ritiene che sia già cominciata la guerra di secessione. Le cose probabilmente non sono ancora a questo punto. Si deve comunque prendere atto che la forze politiche tradizionali sembrano perdere il loro insiediamento nazionale. Infatti: Dc e Psi si meridionalizzano; il Pds si regionalizza; le leghe si insediano al Nord; la criminalità organizzata al Sud. In diverse regioni, sopratutto al Nord, il disamore per la politica tende a trasformarsi in rifiuto della politica. In indignazione, invettiva, moralismo giacobino. In pericoloso esorcismo per la salute della democrazia. Il rischio è che si approfondisca il solco tra ampi strati della società ed il sistema democratico e che i difetti evidenti dei partiti che lo compongono possano venire confusi con la democrazia stessa. Se questi sono i termini della situazione quali sono gli esiti possibili? C'è un futuro per i partiti? È possibile una democrazia senza i partiti? BAGETBOZZO Il rischio si chiama Bossi... La crisi del partito leninista, secondo il modello pensato dopo la rivoluzione in Urss, da noi ha avuto effetti in tutti i partiti. Il leninismo aveva portato al vero una figura di partito giacobino che in qualche modo ha avuto una parte anche nella storia dei partiti italiani. Nessun paese, come l'Italia, ha subito l'influenza del leninismo e del comunismo, anche sul piano dello stesso mondo cattolico. Non è quindi un caso, forse, che l'Italia sia il paese che subisce maggiormente la crisi dell'Est. 16 C'è anche, curiosamente, un altro elemento comune, tra l'Italia e la crisi dell'Est: emerge anche da noi l'etnicismo, e anche qualcosa di più. È difficile liquidare Miglio con questo nome, quando egli sostiene che c'è un'Italia alpina ed una mediterranea - sono definizioni di carattere antropologico del nostro paese - ed è singolare che lui, di provenienza cattolica, applichi alle due Italie le differenze che sono classicamente applicate quando i protestanti definiscono i due mondi: il loro è il mondo del rapporto con la legge con la persona, e quello cattolico è il mondo del rapporto della persona con le persone, e quindi della clientela. Io non credo che questo fenomeno ponga problemi alla Chiesa come tale. Ho scritto su «LaRepubblica» che Ricardo è più a Ginevra che a Roma e credo che sia vero. La prospettiva di Miglio è chiaramente rivolta verso il mondo protestante. E la cosa è singolare ... CARNITI La Lega, allora, la vedi più come movimento ereticale che come movimento politico? BAGETBOZZO No, no. Si deve distinguere. Per ora c'è la dimensione politica. Bisogna aspettare. Miglio ha scritto che Ricardo che è più a Ginevra che a Roma prima che poi Bossi lo facesse proprio. Quindi ha avuto un'ulteriore conferma da questo fatto. La divisione, perciò, è molto più profonda di quello che non si creda. Resta il fatto che questo è un movimento analogo a quello che accade all'Est. Tuttii paesi che hanno avuto il comunismo reale hanno poi avuto l'etnicismo. Noi abbiamo avuto il comunismo di piazza, in parte reale, ed anche noi abbiamo di conseguenza l'etnicismo e quindi il separatismo. Io credo sia vero che l'intenzione sia separatista. Quindi se diciamo crisi della democrazia, occorre dire una cosa diversa da quella che è stata la crisi - per esempio - fascista o nazista della democrazia o da quella comunista. Qui il rischio, invece, è appunto il disegno di Bossi che è molto chiaro: diventare Sindaco di Milano, prendere nel '95 molti Comuni, e formare la Repubblica dell'alta Italia, creando un problema di questa natura. Questa è la strategia, in concreto, della Lega Lombarda, delle Lega Nord cioè crear:e il separatismo. Questo è un problema che riguarda non la demo-
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