Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

i.>!L BIANCO lXILROSSO MiiRCillll lo nella dissestata geografia della vita pubblica dove in chissà quante altre situazioni del genere la cacciata di personaggi inetti e per giunta intrallazzoni potrebbe segnare un bel passo avanti verso la ripresa e la crescita della politica in genere e di quella sociale inanzitutto. La politica è progettazione e indirizzo, rispetto delle regole, efficienza e verifica dei risultati in sede pubblica, a tempi e su parametri prefissati. Per tutto questo lavoro, la legalità è condizione essenziale, da supporre sempre e da ristabilire senza misericordia se un politicante bara e il cleptopartito s'associa a delinquere. Ma la condizione non è lo scopo e con le mani pulite si può fare anche una politica che con la solidarietà ha poco o niente a che vedere. Il «rigore» che tanti invocano è solo un'altra maniera per dire tagli anche molto pesanti all'occupazione e alla spesa sociale senza neanche un accenno invece a quella drastica potatura che invece bisognerebbe fare e immediatamente su tutti i rami della parassitologia pubblica, dagli enti inutili alle assemblee pletoriche, dalla fungaia di Consigli Nazionali e Organismi sottogovernativi all'intermediazione superflua di padrinati e patronati d'ogni specie. Il rigore che purtroppo si pratica è fatto perlopiù di imposte indirette e perciò indiscriminate, vere botte da orbi a dove coglie coglie, tali da stendere a terra i deboli e buone neanche j ' 13 a fare il solletico sui grossi pachidermi del pubblico e del parastato, da maxistipendio e pensione dorata. Quanto più la politica arretra di fronte alle esigenze e agli impegni già presi della solidarietà, tanto più si fa strada nei fatti e nell'immaginario collettivo l'importanza del volontariato. Anche nell'immaginario, perché mentre si esaltano le opere di persone e gruppi sparsi «volontariamente» per l'Italia a servizio del prossimo, si perdono di vista tutte quelle areee e tutte quelle storie di ordina·rio abbandono che la collettività in quanto tale, e cioè le istituzioni pubbliche, dovrebbero invece affrontare, non per bontà, ma per dovere di ufficio, dovunque s'incontrano e con tutti i mezzi richiesti. La solidarietà è un'organizzazione delle parti e non un'improvvisazione di interventi o un generoso accorrere dove si grida di più e s'invoca soccorso. La solidarietà in termini e in prospettiva di politica sociale è una rete di servizi «ordinari», gestita ordinariamente e cioè continuativamente da persone qualificate, regolarmente retribuite e perciò passibili di denunzia se tradiscono gli impegni presi e non soggette a venerazione, gratitudine, medagliette e applausi se semplicemente e cioè bene fanno quello che sono chiamate a fare. Beata quella nazione e beato quell'Ente locale che può contare su questo genere di «involontariato».

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