,il!L BIANCO l.XILROSSO MiiiiMilll l'immunità parlamentare? Bisogna aspettare che l'Amministrazione Comunale di Roma abbia dilapidato tutti i miliardi messi in bilancio a beneficio di un certo Census per venire finalmente a sapere (se mai lo faranno sapere) che una buona parte del patrimonio immobiliare pubblico e delle ex-Ipab a Roma sono appannaggio di privati il cui grande merito si fa per dire è quello di avere un qualche santo in qualche paradiso partitico, bancario, giornalistico, sindacale e parastatale della Roma che conta? Bisogna aspettare i risultati di uno strapagatissimo censimento affidato a privati per scoprire che Presidenti e Vicepresidenti di Istituti pubblici godono di una specie di jus primae noctis sulle liste degli appartamenti disponibili nel proprio Ente e ne dispongono secondo criteri che niente hanno a che fare né con la giustizia né con l'equità? Bisogna correre ancora il rischio di accendere la tv e vedersi sullo schermo un onorevole ( !) strainquisito fare il cavaliere senza macchia e senza paura dicendosi pronto a incontrare i giudizi senza neppure attendere la neppure certa autorizzazione parlamentare sull'immunità? Bisogna proprio aspettare che un amministratore sia preso in flagranza di reato per vederlo non diciamo in manette ma quantomeno rimosso dalla poltrona che così disonorevolmente occupa e così malaffaristicamente usa? Dopo decenni di comode ambiguità ora si comincia finalmente a suggerire l'incompatibilità fra 12 l'incarico ministeriale e quello parlamentare. Ma che dire di Amministrazioni come quelle di Roma e di Milano onorate fino a qualche settimana fa dalla presenza (e più spesso dalle assenze) di signori Ministri e Consiglieri comunali allo stesso tempo? È vero che in moltissimi casi potere è sedere, ma chi ha già una poltrona a due piazze può anche rinunziare allo scanno. A proposito di Roma, circola in questi giorni (ultimi di giugno '92) una lettera aperta al Signor Sindaco con accuse molto pesanti e circostanziate a carico del suo Assessore ai servizi o, meglio, disservizi sociali della Capitale. La lettera, come è naturale chiede la rimozione del personaggio dall'incarico, in nome di dell'efficacia contro l'improvvisazione e della trasparenza contro l'arbitrarietà e gli affari sottobanco. Una lettera analoga di due anni fa primo firmatario il Direttore della Caritas non fu neanche degnata di risposta e anche questa non avrà sorte migliore a meno che questa volta il do ut destra partiti, correnti, notabili e portavoti non prenda un'altra piega, non in forza di un'improvvisa conversione alla legalità generalizzata ma in virtù, com'è sempre capitato, di nuovi equilibri e nuovi orizzonti di carriera. Beati i monocoli in questa genia di strabici che sa tenere mossa per mossa un occhio sul Campidoglio e l'altro sulla Casa-madre dove la partita s'imposta e le pedine si piazzano. Un caso come questo non è né il primo né il so-
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