Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 31/32 - ago./set. 1992

~ll_.BIANCO lXltROSSO MiiiCilil• di Roma del «meglio ladri che spia» contro il metodo adottato per incastrare uno fra i vari signor mazzetta che imperversano sul Lazio. In un certo senso, però, il «meglio ladri che spia» contiene un giudizio di valore che, fatti tutti i debiti distinguo, si può accettare, almeno come linea di indirizzo e auspicio: la speranza, cioè, che per smascherare i ladri di partito e i magnaccia dell'amministrazione pubblica non si debba ricorrere a quelle stesse precauzioni dell'anonimato e a quelle stesse trappole segrete che invece e per ovvie ragioni di incolumità personale possono diventare necessarie quando si tratta di veri e propri mafiosi. Ma quanti cittadini che pure gridano allo scandalo di fronte a storie di mazzette e tangenti sono pronti a venire allo scoperto, in nome della legalità e nell'interesse di tutti? Quanti degli industriali e dei commercianti che hanno denunziato e giustamente i ricatti subiti per ottenere una licenza o un appalto sarebbero altrettanto pronti a denunziare apertamente i soprusi che ogni giorno vengono compiuti con l'occupazione abusiva del suolo pubblico, con la cementificazione dell'ambiente, con l'incuria colposa e spesso anche dolosa in cui vengono lasciate le strutture pubbliche di assistenza e sanità per favorire sullo stesso territorio strutture private a carissimo prezzo e ad altissimi benefici per i loro gestori e per i loro tutt'altro che santi protettori? • 11 Quanta gente che grida se le vengono pestati i piedi girano invece gli occhi dall'altra parte se a essere pestati sono gli altri, specialmente se il «pestaggio» economico e professionale viene a colpire o un rivale in affari o quella massa di cittadini inermi che col potere non hanno mai avuto niente a che fare perché non hanno mai avuto niente da vendere e niente da garantire. Di fronte all'illegalità il silenzio non è mai d'oro, tranne un caso: quando ad alzare la voce e a predicare la moralità pubblica sono gli stessi che per anni e anni e anni hanno avuto da tangentopoli tutto il denaro che hanno voluto per le loro Opere, le loro Banche e la loro Corte. Si possono cacciare i mercanti dal tempio solo se quel tempio non è stato costruito con i soldi e l'intercessione stessa di quei mercanti. «Guai a coloro che per colpa dei quali avvengono gli scandali» ma guai anche a tutti i farisei che senza aver mosso un dito per impedirli sul nascere se ne scandalizzano poi al momento «giusto» e cioè quando il polverone s'alza e la marea trascina. Bisogna aspettare i fatti di Milano per scandalizzarsi di fronte a certe campagne elettorali miliardarie da parte di candidati notoriamente nonricchi di beni propri, né intellettuali né patrimoniali? Bisogna proprio passare per tutte le alchimie delle Commissioni e per tutti gli equilibrismi dei capibastone per vedere finalmente rimosso e sepolto quell'anacronistico istituto che si chiama

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