Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

~lLBIANCO lXILROSSO SCAFFALE «Ilsindacatodentrolanotizia» apitava spesso una volta ai e ragazzini, specialmente di paese. Di trovarsi, per devozione o per caso, da soli nella chiesa. Magari alle trequattro del pomeriggio, senza in giro nessuno. Improvvisamente il silenzio comincia a far rumore, le orecchie si riempiono di uno strano ronzio o frastuono basso continuo. Più tardi qualcuno provvede a svelare il mistero spiegandoti che il rumore viene da dentro, è la vita del tuo corpo a produrlo. Un analogo frastuonolo viviamoda grandi, un frastuonodi segni, di lettere, di canti, di immagini, di telefoni, di fax, di video. Gran parte di questo rumore di fondo viene catalogato come informazione,comunicazione, sistema dei mass media. E il nostro lavoro sindacale è da tempo immerso in esso. Ci rendiamo conto che il dare o ricevere comunicazione non è più oggetto di scelta o volontà. Accade, è come una febbre che attraversa le nostre giornate. C'è anche quando siamo soli ed inerti, poiché si agita nell'immaginazione. Se tutto ciò vi provoca un senso di ribellione, potete reagire con un silenzio «anarchico» e troverete conforto nella lettura di persone come Ceronetti e Elemire Zolla i quali per altro, e fortunatamente, trovano ospitalità nei media. Personalmente penso davvero che il fulcro della comunicazione nel sindacato e nelle grandi associazioni resti il faccia a faccia, il comunicare sotterraneo fuori dal cono di luce della notorietà. Che vengano a cercarti! Non «sbatterti» troppo per essere cercato e filmato... Se invece il vostro buonsenso vi impedisce tanto snobismo, perlomeno nel sistema delle comunicazioni bisogna saperci stare. di Bruno Manghi Allora fatevicondurre per mano da Paolo Giammarroni, se non altro per evitare che il nostro potenziale comunicativo e di immagine si perda in prodotti meschini, stucchevoli, bruciati in partenza. Come ci spiegavano le nostre mamme: «sevuoi fare qualcosa, falla bene ...». E per farla osserva gli altri, abbi il coraggio di chiedere, di informarti. Non è semplice, dal momento che è molto difficilemisurare l'effettodella nostra informazione sui risultati organizzativi, essa finisce per essere una funzione affidata al caso e alla routine. Cosicché la moneta cattiva scaccia la buona e l'universo comunicativo del sindacato arretra rispetto agli altri e si disperde in una miriade di tentativi lasciati a metà. Qui il libro di Giammarroni ci è d'aiuto, pur rifiutando la logica noiosa dei manualetti. Non dice cosa fare e come farlo; ci conduce ad esaminare informazione ed immagine come prodotti valutabili, ci spiega quali specialismi si stanno affermando, quanto è moda di passo o quanto invece è destinato a durare. Soprattutto chiarisce che, se vogliamo essere soggetti e oggetti della comunicazione, non possiamo illuderci di essere al riparo dalla competizione con altri, dal mercato delle immagini. La nostra stessa gente confronterà le qualità del messaggio sindacale con gli altri messaggi che le vengono iniziati. È una competizione che 88 non stiamo vincendo. Eppure sono ancora tante le esperienze che meritano d'esser raccontate, le idee da discutere, i sentimenti da far quantomeno trapelare. Provarci bene non è proibito e neppure impossibile. Paolo Giammaroni, Il sindacato dentro la notizia (come far comunicare il mondo del lavoro), Edizioni Lavoro, Roma, 1992, pp. 143, 5.. 15.000 H1olo Ginmmurroni ILSINDACATO DENTRO LA NOTIZIA ('Ollk' rur l'OlnllllK'ltr(' il mondo11<-I lmuro lc!)IZICNI .JWOl'!C

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