~li~ BIANCO lXILROSSO DOCUMENTO QuandoFrancescDoeSanciis entròin politic.a.. Questo documento: Francesco De Sanctis (MorraIrpina, 1817 - Napoli, 1883)non è stato soltanto un grande critico letterario. Ha avuto anche una intensa vita politica, con tutti i rischi che essa comportava, ai suoi tempi. A 33 anni fu imprigionato per due anni e mezzo, come sovversivo, - e in prigione studiò il tedesco, scrisse varie opere, e maturò il suo pensiero politico-. Il governo borbonico lo imbarcò poi, senza alcun processo, per deportarlo in America, ma egli sbarcò a Malta, e si rifugiò in Piemonte, dove visse come insegnante, istruttore in un Collegio femminile e collaboratore di giornali. Poi, sempre come esule, passò alcuni anni a Zurigo, insegnando al Politecnico. Alla conquista del Meridione italiano tornò a Napoli, e fu nominato governatore di Avellino, iniziando così una vera e propria carriera politica. Deputato e ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia, nel 1863 fondò un partito di opposizione costituzionale, e nel 1867 fu rieletto deputato assumendo posizioni di sinistra radicale. Dal 1871 insegnò all'Università di Napoli, fu ministro della Pubblica Istruzione ancora due volte, dal 1878 al 1881. Già ammalato agli occhi partecipò ancora alla campagna elettorale, risultando eletto nel 1882, e morì nel 1883. Questo documento si riferisce alla campagna elettorale del 1874 e 1875:il governo Minghetti appariva in via di disintegrazione e De Sanctis, dopo la fiducia riposta negli anni precedenti in Cavour e Ricasoli, Rattazzi, Lanza e nello stesso Minghetti, capì che troppa gente cominciava a perdere fiducia nella politica, e si ricandidò in due collegi, quello di Sansevero (Foggia), che gli era abituale, e anche quello di Lacedonia, la sua zona di nascita, dove dovette affrontare una forte concorrenza di un boss locale, Serafino Soldi. Fu eletto in ambedue le sedi, ma le elezioni di Lacedonia furono invalidate per irregolarità formali e furono ripetute l'anno dopo. Egli rifiutò l'elezione a Sansevero e scese di nuovo in campo a Lacedonia, entrando personalmente in campagna elettorale sul posto, con comizi e incontri per la strada. Eppure fino a quel momento egli aveva diffidato di coloro che «personalmente andavano per le case a buscar voti». Per lui fu la scoperta delle beghe della politica, delle fazioni locali spesso in disarmonia con le alleanze nazionali e in asservimento a poteri locali senza scrupoli: il suo avversario, Soldi, prima fautore di Minghetti, nell'occasione si alleò con la Sinistra, che era il partito di De Sanctis, ma che nella circostanza appoggiò proprio lui. De Sanctis si trovò solo, presentato come un ribelle al suo partito, e imprevedibilmente appoggiato dal Prefetto e da un sistema locale di clientele moderate che senza dubbio non gradì. Nella vicenda emergono finanziatori inattesi e scomodi, che utilizzarono De Sanctis per la sua figura di ineccepibile moralità in un contesto di corruzione e di clientele, di fazioni di notabili e di dubbia moralità politica. Erano tempi di clamorosi scandali politico-morali. Egli aveva sempre attaccato l'affarismo e i «carrozzoni» che facevano scadere la politica ad imbroglio, trasformando, - scrisse-, «l'elezione al Parlamento in un mestiere da cui si cavino onori e guadagni», e facendo «irridere quelli che ne pigliano scandalo»: «Il piccolo Catilina si fa la sua clientela, e la educa simile a sé, con la bella regola del mangiare e far mangiare, e vien su una gente meretricia, disposta a vendere il voto per un piatto di lenticchie». Il risultato dell'impegno fu apparentemente positivo, giacché De Sanctis fu eletto, ma paradossalmente ebbe solo 20 voti in più della tornata elettorale precedente, che era poi stata annullata, e in cui egli non si era minimamente impegnato, restando lontano dal collegio. Egli ritenne la cosa personalmente umiliante, ma scrisse di aver ricevuto 82
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