.{).lL BIANCO "-.IL ROSSO •Pili\ili&i• Versole IVAssiseeuropee suldirittodiasilo eppur con la fatica che l'orga- s nizzazione di un Convegno europeo promosso da entità totalmente non istituzionali richiede, si sta ormai giungendo al termine delle preparazioni per la celebrazione delle Quarte Assise europee sul diritto di asilo che si dovranno tenere a Roma all'inizio del 1993. Lavororeso ancor più difficoltosoper le diversità di estrazione culturale dei gruppi che hanno interagito nella preparazione. Le Assise di Roma saranno appunto le quarte dopo le precedenti che si tennero a Losanna nel 1985, a Bruxelles nel 1987 e a Ginevra nel 1989.Nelle prime si trattò specialmente il tema delle cause e delle ragioni dei rifugiati, nelle seconde le condizioni di sopravvivenza dei rifugiati; nelle terze i problemi più giuridici scaturenti dalle politiche europee di «armonizzazione» delle procedure di accettazione dei richiedenti asilo. Già questo succinto quadro da l'idea della complessità e del livello tecnico in cui sono stati trattati i problemi dei rifugiati, ma ancor più difficile è stato riuscire a trovare un'armonia di sentire nel merito della preparazione delle quarte. Infatti per la prima volta i gruppi promotori originari, per lo più di estrazione francofona, svizzeri (per lo più di Ginevra), francesi e belgi, già tra loro articolati, dovevano trovare un'intesa tra loro, con quelli tedeschi e riuscire poi ad intendersi con i gruppi italiani (anzitutto la Comunità di S. Egidio e il «Jesuit Refugee Service Italia») che si erano assunti l'onere di organizzare le quarte Assise a Roma, facendo in certo modo uscire questa manifestazioneda un «clima»mitteleuropeo verso uno più mediterraneo. Se si aggiunge, cosa assolutamente non secondaria, che i gruppi promotori originari si muovono nell'area religiosa riformata eudi Carlo Sorbi ropea, mentre in Italia ci si muove inevitabilmente in ambito più «cattolico», si avrà un'idea ancor più precisa dell'ammontare delle difficoltà. Ciò nonostante, grazie all'intenso e faticoso lavoro compiuto nel comitato preparatore italiano, in collegamento con quello europeo, si è giunti ormai a buon punto. Il comitato italiano è attualmente composto, oltre che dalle due entità suddette, da Amnesty International, dall'Associazione Shangrillà di Trento, da Cgil, Cisl, Uil, dalla Lega Internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, dal Consiglio Italiano per i Rifugiati, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche, dalla Caritas Italiana, dall'Associazione Studi Giuridici Immigrazione, dalla Fondazione Verga, più altri singoli autorevoli esponenti. I nodi fondamentali su cui si intratterranno le Quarte Assise saranno certamente quelli derivanti dalle normative che in questi anni si sono andate formando nella Comunità Europea col trattato di Schengen, il gruppo Trevi, quello «ad hoc immigrazione», più tutte le nuove procedure messe in atto dalle varie commissioni nazionali per l'accesso al diritto di asilo e le difficoltà e le discrezionalità nel riconoscimento dello status di rifugiato. Da un lato infatti è sempre più vero che l'Europa comunitaria ha di fatto chiuso le frontiere ad ogni immigrazione esterna, dall'altro le situazioni del mondo attorno a noi sono tali che la ricerca di un suolo sicuro spinge masse numerose di popoli a cercare rifugio presso di noi. L'unica maniera di entrare nella Comunità Europea è perciò la speranza di esservi accolti come rifugiati politici, dato che non è assolutamente possibile entrarvi come immigrati. Ma qui cominciano i «giochetti» giuridici. Il testo base che regola internazionalmente tutta la materia riguardante i rifugiati è 80 la Convenzione di Ginevra del 1951a cui l'Italia si è pienamente adeguata con la legge Martelli del febbraio 1990. La figura di rifugiato che la Convenzione tratteggia è necessariamente parziale e si rifà alle situazioni del tempo in cui fu scritta. Per rifugiato s'intende chi ha personalmente subito persecuzioni di carattere etnico, politico, religioso, ecc. per cui è fuggito dalla propria nazione, non può perciò rientrarvi e per questo chiede asilo. Deve naturalmente dar prova di tutto ciò dinanzi a una Commissione Nazionale di Eleggibilità che valuta e decide. Non è chi non colga i limiti di questo discorso sia in termini di persona singola (sono esclusi tutti i conflitti etnici che hanno caratterizzato questi ultimi quarant'anni in Africa) sia le oggettive difficoltà a produrre prove adeguate di persecuzione politica personale. Tutto questo lascia ampio margine di discrezionalità alle nazioni ospitanti, aggravato dai nuovi criteri giuridico-procedurali che si stanno diffondendo nella Comunità. Ci si riferisce al concetto di «Nazione Sicura» in forza del quale uno stato (quale dei dodici? Perché il primo di ricezione?) di fatto decide che non possono giungere rifugiati da un certo paese «X»perché esso da garanzie di sicurezza. Quali conseguenze per esempio per i sudanesi cristiani le lasciamo intendere ai nostri lettori. Tale decisione è riconosciuta valida dagli altri undici paesi della Comunità. Altra situazione problematica è quella concernente le richieste manifestamenteinfondate. È di fatto diventata prassi che spesso gli organi di polizia respingano alle frontiere richiedenti asilo, giudicando le loro domande manifestamente infondate negando così il diritto di presentare la domanda stessa. Si configura in tal modo un vero e proprio respingimento alle frontiere che era proprio quello che la Convenzione di
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