Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

,P!I-~ BIANCO l.XILROSSO L'EUROPA E IL MONDO Rio:il mondoindifficoltà. Siamotuttinunsolovillaggio. L' ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano segnala che il divario tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo tende ad aumentare in modo vertiginoso. Nellostesso tempo si verifica il fatto che la disoccupazione, nei Paesi del mondo industrializzato, si mantiene su livelli molto elevati,e non c'è alcun segno di una inversione di tendenza. Di fronte a questi fatti si constata che il mondopolitico ha particolari difficoltà ad ammettere che questi problemi, e cioè la povertàdel TerzoMondo, dove vivono i due terzi della popolazione mondiale, con la persistenza in essi di povertà ed ingiustizia economico/sociale, il disastro ecologico, dell'ambiente, le difficoltà della transizione nei Paesi excomunisti dell'Europa centrale e dell'Est, la crisi economica che infierisce nei Paesi industrializzati, dove milionidi uomini sono senza lavoro, e in ultimo il problema della immigrazione massimadi mano d'opera disoccupata o sottoccupatadalle zone sottosviluppate nei Paedi Enzo Friso si industrializzati, già per conto loro in crisi, sono tutti aspetti di uno stesso e unico problema. È la crisi di una economia internazionalizzata ed interdipendente. È quindi una illusione pericolosa credere che si possa risolvere il problema della disoccupazione nei Paesi industrializzati senza affrontare in maniera risoluta ciò che sta alla radice delle crisi del Sud del mondo e dell'Est europeo. Non si ha il coraggio di ammettere che la crisi del debito estero e l'assenza di sviluppo dei Paesi del Sud ha provocato la perdita di milioni di posti di lavoronei Paesi industrializzati. E non si ha neppure il coraggio di ammettere che il problema della disoccupazione e il fenomeno migratorio stanno scuotendo seriamente le vecchie democrazie occidentali, come dimostrano i recenti risultati elettorali italiani in Italia, Francia e Germania. I lavoratori emigranti sono uomini e donne che non vedono nessuna prospettiva di lavoro e di benessere nei loro Paesi e che non hanno altra scelta se non quella, molto dolorosa del resto, di espatriare alla ricerca di una vita decente nei Paesi indu67 strializzati del Nord. E una volta arrivati in questi Paesi capita loro di frequente, purtroppo, di incontrare incomprensione, razzismo,xenofobia e talora vera e propria violenza che li respinge. E occorre tener presente che non è detto che questa incomprensione, questo razzismo, questa violenza siano presenti per iniziativa dei movimenti politici di destra, neocorporativisti ed egoisti come le leghe. Spesso questi movimentipolitici o pseudopolitici sfruttano un sentimento popolare, disgraziatamente oggi diffuso, secondo il quale lo straniero, quello che viene dal Sud del mondo, e persino dello stesso Paese, rappresenta una minaccia supplementare al proprio posto di lavoroal proprio benessere. La verità è che se i Paesi detti «ricchi» continuano ad ignorare la povertà e la miseria di cui soffrono i Paesi del TerzoMondo le conseguenze di questa ignoranza si ritorceranno inevitabile contro loro stessi. Oggi il mondo ha quindi bisogno, senza dubbio, di una vera rivoluzione culturale, che non potrà avere luogo senza l'apporto e l'iniziativa del movimento sindaca-

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