Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

stinguere i ruoli di indirizzo e di controllo politico da quello della gestione amministrativa. Finora questo processo è rimasto lettera morta perché manca nella nostra vita istituzionale. Una Pubblica Amministrazione dotata di autonomia, competenza, coscienza della propria soggettività e dignità istituzionale, in grado di interloquire dialetticamente alla pari con il ceto politico, senza la presenza di questo soggetto questa distinzione di funzioni rimane una pura petizione di principio. La privatizzazione del rapporto di impiego pubblico appare un primo passo giusto anche se la soluzione individuata finora sembra avere troppi limiti. La stessa riforma dei partiti, da tutti invocata, per avere una qualche possibilità di successo deve rifuggire la via della facile denuncia e individuare precisi punti di attacco capaci di modificare realmente, anche se parzialmente il loro modo di vivere e di agire. Intanto bisogna partire dal fatto, incontestabile nella nostra società sviluppata, che la politica costa e che il volontariato, anche se indispensabile, da solo non può consentire la vita di un moderno partito di massa. Il finanziamento pubblico dei partiti rimane perciò esigenza che va risolta in termini di quantità, trasparenza, finalizzazione, controllo sociale in modo rigoroso rifuggendo dalle risorgenti tentazioni di eliminarloche hanno sempre favorito il ricorso a fonti diverse e spesso illecite. Poi la riduzione degli ambiti della vita pubblica oggi indebitamente occupati tramitei meccanismi della cooptazione e della lottizzazione selvaggia richiede precise contromisure legislative e amministrative, in materia di nomine alle cariche pubbliche, di procedure di attuazione degli appalti delle opere pubbliche, di organizzazione del lavoro e selezione del personale nei serivizi pubblici. Non si tratta tanto di aggiungere nuovi provvedimenti ad una legislazione già eccessiva,contraddittoria e impotente, quanto di riformarlasulla base dei criteri della trasparenza,dell'incentivo alla coerenza e alla responsabilitàdei comportamenti, del controllosociale dell'armonizzazione alle norme comunitarie. I ;/ -/ ( , ' »..JL BIANCO \XILROSSO IU•#tilil i· / ; / j ( \ / / l ' ; I ' ! I ',' ( ,~ ,._________ ·-, In generale il ruolo invadente dei partiti va fermato e controbilanciato da concreti contropoteri nello Stato e nella società che devono riappropriarsi di funzioni che devono appartenere a loro e solo a loro. 61 Naturalmente un processo di tal genere non potrà essere frutto della sola riforma delle regole e dei maccanismi che sovraintendono al funzionamento dei partiti e delle istituzioni. Esso richiede una nuova cultura della legalità e una nuova etica pubblica fondata sulla responsabilità collettiva, sulla rivalutazione concreta dello spirito-di servizio e sul volontariato come vie normali della militanza politica. E il sindacato? Esso porta con se una parte non indifferente di responsabilità, nel bene e nel male, del degrado attuale della politica e delle possibilità di risanarla. Come parte essenziale del sistema economico e della società civile e come soggetto collettivo protagonista del conflitto sociale esso assume in ogni caso una importante funzione non secondaria nel determinare la qualità della politica, la vivacità della dialettica democratica, il pluralismo sociale, il tono morale della vita collettiva. Da questo punto di vista negli ultimi tempi, esso ha sperimentato tutte le difficoltà derivanti dalla necessità di ridefinire un suo ruolo autonomo in un contesto economico e sociale profondamente mutato e di fronte all'invadenza dei partiti. La' vischiosità e la resistenza al cambiamento, in parte connaturate alle grandi organizzazioni, ed una certa caduta della qualità ideale ed etica della militanza sindacale hanno accentrato i processi di burocratizzazione, di carrierismo e, talvolta, di coinvolgimento più o meno subalterno nella politica dei partiti. Così l'uso delle risorse, la dimensione degli apparati la scelta dei dirigenti e la qualità dell'azione sindacale non sempre sono stati coerenti con i valori di autonomia, di pluralismo sociale e di dialettica democratica che hanno informato i suoi momenti migliori. Oggi di fronte alla necessità inderogabile della riforma della politica il sindacato deve essere della partita non tanto cullandosi nell'illusione di fare semplicemente la morale ai partiti e ai politici quanto riformando le proprie strutture, irrobustendo la qualità democratica ed etica del suo agire e partecipando attivamente ai processi di riforma rendere la politica più consapevole e più vicina alle esigenze dei cittadini.

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