i,ljt BIANCO l.XtLROSSO l•X•#Jiiil Forse è l'ultimoaccasione perla riformdaellapolitica L a corruzione svelata a Milano, come tutti sanno non è di oggi, e non è solo di Milano. Se nel corso degli anni ha avuto dei cambiamenti mi pare che questi consistano nel fatto che essa è diventata contemporaneamente un fenomeno diffusissimo (non c'è luogo in cui si eserciti un'attività pubblica in cui non si annidi la corruzione: dall'acquistodi qualunque prodotto necessario alle varie branche della Pubblica Amministrazione,alle licenze, agli appalti, alla definizionedei piani regolatori, ai mutamenti di destinazione delle stesse aree edificabili, alla pratica degli interessi bancari in nero, ecc.), e insieme a questo è strettamente legatoa tale fenomeno la crescita di un vero e proprio esercito di corrotti che quasi sempre, mi sembra di capire, pratica e riceve tangenti per finanziare se stesso o le rispettivecordate più che il partito politico di appartenenza in quanto tale. Mi pare di capire altresì che due siano le figure fondamentalidi tale esercito: il detentore di un incarico dotato di potere e l'uomo di fiduciache gestisce la riscossione della tangente per conto terzi, naturalmente trattenendo per sé una quota del malloppo: anche il rischio ha un prezzo! Nontutti gli amministratori pubblici sono corrotti o corruttori per fortuna. Molti, tantisono onesti. Ma oggi rischiano di esseretutti considerati sospettabili dai comuni cittadini. Il rischio che tutto e tutti siano oggi travoltida un'ondata di sospetti costituisce una minacciagravissima per la democrazia, favoriscel'idea già molto diffusa della politica come una cosa sporca, libera spazio per poteri forti che tendono a surrogare o a sostituirsialla democrazia, a trasformarla in senso autoritario. di Fausto Vigevani La necessità di distinguere tra onesti e disonesti è oggi la questione pregiudiziale. Questo porta in campo in primo luogo il ruolo della giustizia, del sistema giudiziario, della magistratura. Sorge così il primo necessario e ovvio interrogativo: perché soloMilano? Perché altrove solo sporadici casi? Da qui mi pare derivi la necessità di avanzare la richiesta che in ogni Procura vengano istituiti strutture e pool di magistrati con il compito di indagare sulle attività della Pubblica Amministrazione. Si formerebbero magistrati esperti e competenti, si aiuterebbero i cittadini a denunciare gli amministratori disonesti, la deterrenza sarebbe enorme, si ricostruirebbero le basi minime indispensabili di fiducia e di consenso capaci di distinguere gli onesti dai disonesti, vale a dire le basi indispensabili per sostenere e realizzare con urgenza la riforma democratica della politica. A partire da qui le forze democratiche progressite, di sinistra, devono oggi cambiare o sacrificare una parte, almeno, di una quasi secolare impostazione teorica e politica che pure è stata non solo il fondamento positivo del compromesso tra capitalismo e democrazia, ma anche, insieme allo sviluppo tecnico e scientifico, la causa fondamentale dello straordinario sviluppo economico e sociale del XXsecolo. Intendo riferirmi alla presenza dello Stato dell'economia, nelle varie forme. Bisogna togliere acqua ai pesci, affidando alla gestione diretta delle imprese e a forme di autogestione dei cittadini o degli utenti attività che oggi consentono ai partiti di occupare il potere, e troppo spesso di praticare la corruzione. Non si tratta di privatizzare tutto, in base ad una esaltazione delle virtù magiche e taumaturgiche di un mercato che, soprattutto in Italia, tali virtù 59 non ha mai posseduto. Si tratta di scegliere tra due rischi e quello fondamentale da evitare è la crisi definitiva della politica. Lo sviluppo forte, autonomo e rispettoso dei diritti dei cittadini dell'azione della magistratura e la riduzione del ruolo diretto dei partiti nell'economia si devono intrecciare con la riforma della poltica. Dalla crisi si può uscire in due modi: con meno o più democrazia, a destra o a sinistra. Uscire a sinistra, con più democrazia quindi, significa realizzare tre riforme essenziali, politiche ed istituzionali nello stessotempo: costruire un sistema istituzionale fondato sull'alternanza, che rompa tutti i meccanismi consociativi, lavorando da subito per l'unità tra Psi e Pds come base di uno schieramento di sinistra; decentrare in misura forte i poteri centrali dello Stato,e fondamentale in ciò è la facoltà impositivadegli Enti locali; estendere i poteri diretti di controllo e di intervento dei cittadini a partire dal potere di elezione diretta dei sindaci. Il sindacato e i sindacalisti per tutto ciò devono assumersi responsabilità diretta: a partire dalla messa in discussione di se stessi, delle proprie divisioni, sempre meno giustificabili e motivate. In questo quadro la democrazia economica, la democrazia industriale, garantendo ai lavoratori il diritto irrevocabile di eleggere i propri rappresentanti sui luoghi di lavoro, sono parte integrante di una strategia che si opponga ai processi in atto di restringimento e crisi della democrazia come effetto della crisi della politica. Da sindacalista mi sento di dire che se questo capitolo dell'unità sindacale come guestione necessaria al superamento della crisi della politica non lo apriamo oggi, è bene che due o tre generazioni di sindacalisti passino la mano ad altri.
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