i)JL BIANCO lXILROSW liX•@iMtl Dagliaffariallapolitica: un camminoin avanti L a crisi del sistema Italia che tanti guasti ha provocato soprattutto negli ultimi anni è dovuta essenzialmente al fatto che il nostro è un sistema non governante. In quasi tutti i casi e a tutti i livelli diventa difficile capire chi decide, di chi è la responsabilità, e, nel caso di decisioni sbagliate o di non decisioni, chi deve essere chiamato a rispondere. La Costituzione si è innestata su un sistema statuale che rispondeva a caratteristiche e a bisogni diversi e non siamo stati capaci, o non abbiamo voluto, cambiare. I casi più clamorosi di «fallimento»della volontà riformatrice sono state: la negazione sostanziale della realizzazione di uno «Stato fondato sulle autonomie regionali e locali», sulla impossibilità di riformare la pubblica amministrazione senza riformare la democrazia, sul fallimento di ogni tentativo di ridisegnare lo Stato su basi nuove (dalla grande riforma, alla Commissione Bozzi, alle picconate di Cossiga). Le responsabilità sono da ascrivere al sistema dei partiti nel loro complesso che hanno preferito gestire la mutazione del paese, da agricolo e povero in industriale e ricco, direttamente da Roma, dalle sedi centrali dello Stato. A questo hanno contribuito convenienze di varia natura: la situazione internazionale e la forte presenza del Pci, soprattutto in alcune regioni, la necessità di controllare anche da parte del sistema finanziario, economico ed industriale le decisioni relative ai finanziamenti, ai contributi, alla cassa integrazione o ai prepensionamenti, il desiderio legittimo dei sindacati di essere controparte nella costruzione dello Stato sociale che in molti casi ha significato stato assistenziale, se osserviamo i molti casi di rapporti innaturali con l'Inps, l'uso a di Luigi Vertemati tempi infiniti della cassa integrazione, l'abuso dei prepensionamenti con l'estensione della categoria dei giovani pensionati che spesso concorrono a drogare il sistema produttivo. In questa situazione l'autorità dello Stato è diventata possibile solo attraverso la via del compromesso tra tutti gli interlocutori spingendo accordi e intese al limite del lecito in quanto la legittimazionederivava più dal tipo di accordo che lo produceva che dalle leggi sulle quali esso si fondava. La logica consociativa che derivava la sua natura da convenienze originarie della Dc e del Pci ha coinvoltosuccessivamente tutti. Il Psi ne è stato interprete usando indistintamente il potere d'interdizione e di coalizione con eccesso di disinvoltura; gli imprenditori e il mondo sindacale, salvolodevoli eccezioni come sul referendum sulla scala mobile, hanno preferito considerare come indispensabile, comunque ed ovunque, l'accordo con tutti; sul piano politico (per le leggi e la loro applicazione) su quello sindacale e sociale {per gli accordi e i contratti anche di natura non sindacale). Il compromesso tra governo e opposizione è stato giornalmente praticato con la complicità di tutti anche da chi fingeva di essere fuori da responsabilità di governo pur esercitandone le funzioni sostanzialmente. In questo quadro giuridico e politico l'individuazione delle responsabilità, che in democrazia è decisivo per consentire ai cittadini di poter scegliere, in Italia è stato impossibile. A questi elementi strutturali del sistema democratico italiano, che ci fa diversi dalle altre democrazie d'Europa, si devono aggiungere le devianze degli ultimi due lustri. In Italia abbiamo avuto contemporanea56 mente il più grande Partito Comunista, il più diffuso e pericoloso estremismo di sinistra violento e assassino, la più rapida riconversione alla logica del profitto personale proprie del Tatcherismo e del Reganismo. Neanche la caduta del Muro di Berlino, l'ammaina bandiera del Cremlino e la scomparsa dell'Urss, sono serviti ad introdurre accelerazioni nel cambiamento delle regole tanto è la compromissione che in questi anni è stata costruita. A prevalere, nonostante le dichiarazioni, è uno spirito conservatore di interessi settoriali ed individuali. In questo quadro, ricostruito sommariamente, il rapporto pubblico/privato invece di innestare il circuito virtuoso di tutela degli interessi generali e di efficienza, ha creato commistioni dei quali emerge il quadro desolante che relega la politica al secondo posto rispetto agli affari. I.:esempiopiù ampio e più sconcertante che fino ad ora è stato denunciato è quello che è emerso dalle inchieste in corso, non a caso, a Milano. Essova considerato in tutta la sua gravità e riguarda il paese intero, il suo sistema politico ed istituzionale e il ruolo delle imprese in una realtà che dovrebbe essere di libero mercato. I limiti e i difetti del sistema possono spiegare ma non giustificare quello che è avvenuto e che riguarda tutta la società: i politici, le imprese, i sindacati, le professioni, le banche, l'informazione, gli apparati dello stato, forse anche molti cittadini per silenzi e, a volte, complicità. Proprio per la gravità della situazione e per il significatodi delegittimazioneche essa ha assunto occorre rifuggire dall'ipotesi che le soluzioni siano semplici e facili. I.:estensionedei fenomeni di corruzione non possono essere guariti da curatori improvvisati, magari con processi di piazza,
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