Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

ogni lezione da parte di chi non vuole ammettere che la prima Repubblica ha fatto il suo tempo. Essa ha avuto molti meriti: il consolidamento della democrazia, la crescita culturale del popolo, la diffusione del benessere e della libertà. Ma oggi sta generando impotenza e mostri: impotenza che si traduce nella mancanza di decisioni rapide, coerenti, efficaci, nel disservizio che produce raccomandazioni, nella irreponsabilità che rende la gestione pubblica fumosaed incerta: mostri che pervadono tutta la società dai partiti agli imprenditori, ai singoli cittadini che disprezzano e critica- {)Jt BIANCO l.XILROSSO ih•®•Mil no i politici ma che molte, troppe volte si rivolgono ad essi per favori al limite del lecito. Ha ragione Pierre Camiti quando respinge i comportamenti giustificazionisti della Confindustria e ricorda che l'onere delle tangenti è ampiamente compensato dai prezzi pagati dalle amministrazioni che di solito non hanno nessun rapporto con il costo effettivo delle opere realizzate. Ma è anche vero che se l'obiettivo dell'impresa è fare profitti - ed è gravemente riprovevole se questo avviene illegalmente - il fine della poltiica è più elevato: governare e migliorare la società. I popoli hanno i politici che si meritano, ma giustamente Vàclav Havel nel suo ultimo libro «Meditazioniestive» dice che anche la società è lo specchio dei suoi politici. «Dipende infatti in gran parte dai politici quali forze sociali essi liberano e quali opprimono, se si appoggiano piuttosto al meglio che è riposto in ogni cittadino o al contrario al peggio. Mi pare - continua il Presidente cecoslovacco - che chi si è dato alla politica porta una responsabiltà maggiore della conduzione morale della società ed è suo dovere cercare in essa il meglio, svilupparlo e rafforzarlo». È questa la nobiltà della politica. La politicarecuperliarappresentanza deidirittdi ellagente:unaproposta D opo l'adesione di massa da parte dei cittadini al referendum sulla preferenza unica e dopo i risultati deludenti conseguiti dalle forze politiche tradizionali nelle ultime elezioni, lo scandalo delle tangenti a Milanopuò essere a ragione considerato un segno ulteriore di quello che già da qualche anno noi del Movimento federativo democratico descrivevamo nei termini di un vero e proprio '89 occidentale contro il sistema dei partiti. Uno degli aspetti principali della crisi italiana è rappresentato, infatti, dalla indifferenza del personale dei partiti nei confronti della vita quotidiana dei cittadini. Anche la questione delle riforme istituzionali è trattata in chiave formale e verticistica, non considerando le esigenze reali riguardanti milioni di individui. Ma è proprio nella vita quotidiana che maggiormente avvengono soprusi e prevaricazioni ai danni del cittadino, ed è in questa vita che il cittadino comune aspira a conseguire lo statuto di padrone di casa. Come si legge nel nostro dodi Giovanni Moro cumento più recente «il cittadino non intende più essere considerato l'ospite indesiderato delle istituzioni del suo paese e vorrebbe che la dichiarazione di sovranità contenuta nella costituzione repubblicana avesse significato anche quando si trova in un ospedale pubblico o in commissariato di polizia». La incomunicabilità tra il mondo dei partiti e la grande società è tale che, a lungo andare, potrebbe mettere in discussione il futuro stesso della democrazia nel nostro paese. Alla luce di quanto detto, di fronte al grave scandalo milanese, è necessario rivedere lo stesso concetto di moralità politica. A· mio parere, infatti, i diffusi fenomeni di corruzione e concussione e i grandi scandali che ne conseguono, devono essere letti più in chiave di diritto penale che non di morale politica e dovrebbero essere, quindi, affrontati e risolti con strategie e metodi di tipo tecnico, investigativo e giudiziario, senza farne cioè oggetto di specifico confronto politico. Altrimenti si potrebbe correre il rischio di legittimare comportamenti 52 in ogni caso inammissibili. E invece, la corruzione, allo stesso modo del terrorismo, non dovrebbe essere oggetto di scambio politico. «Alcontrario, - come è scritto nel documento sopra citato - la vera questione morale della politica italiana è rappresentata dalla mostruosa pervasività del clientelismo nella dimensione pubblica e amministrativa, che è l'effetto, non della disonestà dei politici e dei funzionari pubblici, ma del cittadino ridotto a suddito di partiti e istituzioni, ospite e non padrone a casa sua». In questo contesto, il Movimento federativo democratico ha deciso di fare propria, per così dire, la bandiera del cittadino comune e di spendere le proprie energie per la costruzione di una seconda rete di rappresentanza, non alternativa a quella tradizionale, che si occupi in modo permanente della grande questione della tutela dei diritti e che renda permanente il principio secondo il quale i cittadini hanno il diritto ad avere dei doveri riguardo alla gestione dei servizi pubblici e sociali. A tale fine il Movimentosta indicendo in tutta Ita-

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