~lLBIANCO lXILROSSO iit•®•MIJ La vera«questionmeorale»? Il recuperdoi unapoliticaseria N on esiste una «questione morale» bensì una questione politica. Chi si indugia sulla prima senza affrontare i nodi della seconda, è un mistificatore che o non ne ha capito l'intreccio o vuole lasciare tutto come prima salvandosi l'anima con qualche buona predica. Infatti in Italia la corruzione è figlia del sistema e i fatti di Milano - e non solo di Milano - per la loro estensione e per il coinvolgimento di tutti i partiti ne sono la testimonianza più evidente. Ed allora se di questione politica si tratta cerchiamo per quanto possibile di affrontarla nel suo complesso. Che cos'è - o meglio che cosa dovrebbe essere - la politica? Senza tema di farmi considerare un'ingenua non esito a definirla responsabilità verso la collettività, quella di oggi e quella di domani. E quindi arte delle scelte nell'intento di creare una società migliore, più vivibile per noi e per i nostri figli ove ogni individuo posdi Maria Magnani Noya sa realizzare se stesso nel rispetto degli altri. Ciò implica certamente la gestione del potere che però non può essere fine a se stessa. L'arrivismo politico non è politica; questa deve essere guidata da principi, da valori, che non sono ideologie rigide, ma un filo conduttore che con pragmatismo e gradualità porti ad una società libera, tollerante, giusta, nel limite dell'umano, per tutti. Il valore morale della politica pare si sia perso anche se respingo il luogo comune che tende a fare di ogni erba un fascio e a disconoscere l'onestà, la passione vera, i sacrifici di tanti politici. Come riconquistare la politica alla sua vera essenza di impegno per la comunità? Non certo con i proclami, gli auspici, i buoni propositi. Solo con riforme serie, incisive, capaci di modificare radicalmente il sistema possiamo sperare di porre fine alla corruzione, alla spasmodica ricerca del successo personale, alla brama di potere. La nostra democrazia, nonostante si richiami spesso alla sovranità del popolo, alle . /~ (_ / I I .,.. . }//lt .·· ,1 • :tfl i IC,'/. t ,,:~- ~ r · ;"/if i ~: lJ!_;. _ ! i~:,;, / 1~'.' 11 fl "- 1llr·.- 50 formazioni sociali, ai diritti del cittadino, è nata dai partiti e su di essi si è fondata e sviluppata. Il primo potere politico nell'Italia liberata è stato quello dei Comitati di liberazione nazionale ed è stato un potere consociativo che, sia pure con alterne vicende, non è mai venuto meno neanche durante la guerra fredda. La nostra Costituzione è una Costituzioneconsociativae non perché, fatto positivo,in essa sono confluitele grandi correnti di pensiero liberale, cattolica, socialista, ma perché l'ombra del fascismoha fatto sì che nessun organo dello Stato avesse un potere sufficienteper decidere, che ogni scelta dovesse passare al vaglio di più poteri (bicameralismo perfetto), che le grandi opzioni dovessero essere fruttodi accordi fortemente maggioritari (valga per tutti l'esempio dell'elezione del Presidente della Repubblica). Il consociativismoha prodotto effettiperversi: nei discorsi ufficiali ci si affronta a muso duro, ma in Parlamento, nei consigli comunali, regionali, provinciali ecc. si raggiungono intese sottobanco prive di traspa-
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