Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

~!I-~ BIANCO l.XILROSSO DopoFalcone:unamemoria cheorganizzila riscossa di Valdo Spini L a domenica 24 maggio con il Dc9 presidenziale scendiamo a Palermo. È una gentilezza usatami dal presidente provvisorio della Repubblica, Giovanni Spadolini. Mi permette di andare a rendere omaggio a Giovanni Falcone e agli uomini della scorta. Un omaggio a cui tengo, ricordando gli antecedenti della mia conoscenza con Falcone. Era il 1989e Falcone era al centro della bufera. Falcone era classificato vicino al Pci così come gli altri giudici del pool antimafia. A me come ad altri ribolliva l'idea che la lotta alla mafia non vedesse in prima linea il Psi. Era la preoccupazione anche di Fernanda Contri, un avvocato di Genova, legata per motivi di famiglia alla tradizione di Giustizia e Libertà. Fu Fernanda Contri, che aveva votato al Csm per Falcone e non per Meli a propiziare un invito di Falcone al Circolo Rosselli. La data era fissata per il 29 aprile 1989 in una sala del Palazzo degli Alfani. La partecipazione dei fiorentini fu buona ma non eccellente. Forse fu di turbativa un lungo «ponte» di festività fino al due maggio. Falcone fu molto stimolante invitò a non considerare il numero degli omicidi come un termometro per valutare l'intensità dell'attività mafiosa in s un territorio. Gli omicidi tra mafiosi sono il sintomo della rottura di un equilibrio. Quando cessano è segno che qualcuno ha ripreso il controllo della mafia. Invitò anche a considerare il maxiprocesso di Palermo un colpo importante contro la mafia ma non determinante. Con mille precauzioni andammo poi al ristorante fiorentino «I tredici Galli». Una conversazione piacevolissima con un uomo che era un signore siciliano dalla testa ai piedi, con le caratteristiche migliori del siciliano, la raffinatezza del giudizio, l'acuta ironia, il senso dell'estetica di se stessi. Al termine, al momento di salutarci, la Contri consegnò a Falcone un pacchetto di dolciumi: «per addolcire la bocca a Francesca (la moglie) per questo ennesimo impegno cui ti abbiamo costretto!». Giovanni Falcone è caduto insieme alla moglie Francesca e agli uomini della scorta proprio per essere riuscito a sferrare alla mafia dei colpi importanti. Forse il colpo dell'acceleratore di una condanna a morte da tempo pronunciata, è stata proprio la conferma, da parte della Cassazione degli ergastoli inflitti nel maxiprocesso di cosa nostra, proprio sulla base delle indagini condotte da Giovanni Falcone.

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