tici, le cui federazioni locali sono centri di potere e non organizzazioni di massa come invece dovrebbero essere, a disposizione dei cittadini ma soprattutto fatte funzionare dai cittadini stessi. Alcune misure, utili per il recupero del volontariato in politica, sono già state discusse (Cfr., ad esempio, i dossier di Mondoperaio sulla questione morale pubblicati tra la fine del 1987e l'inizio del 1988); altre sono oggetto di discussione negli ambienti socialisti e riformisti più diversi. Vediamone alcune, vecchie e nuove, applicabili a livello legislativo e/o statutario (l'ordinedi presentazione è volutamente casuale): - ridefinizione del ruolo politico delle sezioni, da far coincidere con le circoscrizioni territoriali, e diffusione di circoli e club a carattere monotematico o pluritematico, favorendo in particolare l'utilizzo delle sedi di partito (ad esempio, negli orari serali) come punto di incontro e di ritrovo per discutere problematiche, progetti e linee politiche; - non-retribuzione delle funzioni di segretarioo vicesegretario comunale, provinciale,regionale, amministrativo,organizzativodi federazione, incoraggiando l'impegnoa tempo parziale, al di fuori degli orari giornalieri di lavoro, eventualmente con la possibilità di usufruire di un monte-ore annuo di permessi retribuiti (a carico delloStato?)da utilizzare con meccanismi analoghi ai permessi sindacali, e con la possibilitàper i lavoratori dipendenti impegnali in politica di usufruire di tali permessi, ove sia necessario, durante l'orario di lavoro; - progressiva chiusura delle federazioni negliorari d'ufficio e loro apertura nel tardo pomeriggio, la sera e il sabato, con incarichi operativi ed esecutivi affidati avo- ,P-U-, BIANCO l.XILROSSO liX•#Oill lontari non retribuiti; - estensione ai partiti della possibilità di usufruire di obiettori di coscienza; - incompatibilità fra incarichi istituzionali (presidenze e vicepresidenze di enti, assessorati comunali, provinciali e regionali) ed incarichi di partito (segreteria, esecutivo, ecc.); - incompatibilità fra funzioni istituzionali o di partito e funzioni di controllo nella Pubblica Amministrazione (ivi incluse le commissioni relative a singole questioni); - regolamentazione delle procedure elettorali interne ai partiti, con incarichi aperti ai non tesserati; - definizione di un monte-deleghe riservato, in occasione dei congressi di partito, a rappresentanti di associazioni, sindacati, circoli culturali (effettivamenteesistenti); - abolizione dei congressi unitari, con obbligo di presentazione di almeno due (e non più dix) documenti aventi per oggetto linee politiche e politiche pubbliche da attuare nel territorio, sui quali far discutere e votare i delegati; individuazione di criteri per eliminare o ridurre i fenomeni di cooptazione; - impossibilità di ripresentare lo stesso candidato dopo due legislature nel medesimo collegio elettorale, rotazione delle nomine col limitemassimodi due mandati per persona in ciascun incarico pubblico; - contenimento entro limiti massimi stabiliti per legge delle spese elettorali per ciascuna candidatura, in rapporto al tipo di elezione {politicao amministrativa) e ad altri criteri oggettivi (caratteristiche demografiche della circoscrizione elettorale, ecc.); - potenziamento degli organismi di controllo nei partiti e nelle istituzioni, in particolare incentivando la formazione di comitati cittadini di controllo; 49 - obbligo di certificazione e pubblicazione dei bilanci analitici annuali anche da parte delle federazioni provinciali di partito e dei circoli, club o fondazioni che abbiano svolto, anche in via occasionale, attività politica o di sostegno politico a candidati o partiti; - obbligo per le testate giornalistiche e radiotelevisive di indicare, in modo analitico per ciascun partito e per ciascun candidato, quanto è stato speso (direttamente o indirettamente) per la propaganda preelettorale; - creazione di fondazioni di partito e tra partiti per raccogliere elargizioni in relazione a precisi progetti politici; - adozione del sistema delle deleghe per il tesseramento (la stessa procedura adottata oggi dai sindacati), per una migliore tutela della militanza. La questione morale è, in primo luogo, un problema culturale: si tratta di far prevalere la cultura del volontariato e della discussione, la cultura della progettualità e della gratuità, del «dare senza ricevere nulla in cambio», sulla logica del «do ut des», la logica di mercato: quando, infatti, la politica si inserisce nel mercato, ed il mercato nella politica, come accade oggi, le conseguenze sono tali sul modo di fare ed intendere la politica stessa che, anche quando non sconfinano nell'illecito, mortificano e disincentivano chi si avvicina ad essa per un impegno militante, per dare senza pretendere nulla di personale in cambio. È dal trionfo della logica progettuale e volontaria su quelle nominalistica e di mercato che la questione morale potrà per davvero cessare di essere un problema. Il mercato si deve ritirare dalla politica, e la politica dal mercato: abbiamo la volontà per fare un salto di qualità del genere?
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