Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

democrazia e proporzionale sembravano identificarsi. E la legge elettorale, come è ben noto, è una legge ordinaria che nulla dunque ha a che fare con le riforme costituzionali, sia sul piano procedurale sia su quello sostanziale.Ma è possibile ipotizzare un accordo maggioritario per la riforma elettorale? Una risposta positiva ha più della generica speranza che della previsione realistica. D'altronde, e concludo, a me non persuade per nulla l'idea che a una società politica, la società dei partiti, corrotta e impotente, corrisponda una società civile - i cittadini che non fanno politica partitica ma il.IL BIANCO iXILROSSO iiX•#iiiil solo attività professionale - incorrotta e capace di imprevedibili impennate creative, che anzi crea ogni giorno, ricchezza, successo, benessere. Mi pare, questa una visione di comodo, poco realistica. Non solo perché i conti in rosso dello Stato si ripercuotono, lo si vogliano, comunque, su tutti e a tutti i livelli; ma anche perché c'è nel paese, sì, ribellione e rabbia contro il sistiema e l'andazzo politico, ma c'è altresì un'omertà diffusa, per lo più inconsapevole ma non per questo meno reale, fra il grande corrotto che froda miliardi e il piccolo corrotto che froda milioni (e anche meno), omettendo scontrini fiscali o in cento altri modi. Senza questa omertà diffusa - quello è più bravo di me ma siamo tutt'e due della stessa razza - che rende l'Italia un paese melmosodove diventa sempre più difficile trovare una sponda solida, affidabile, non si spiega come mai scandali e tangenti non provochino crisi di rigetto ancor più aspre e profonde al momento del voto. Un'altra cosa a cui non credo, evidentemente, è il comune riferimento alla divisione fra una minoranza di politici e di operatori disonesti e una massa di maggioranza che lavora e guadagna onestamente, mettendo a buon frutto la libertà di iniziativa economica. Questionme oralel:arivincita delvolontariaintopolitica a cosiddetta «questione mora- L le» è, prima di tutto, una conseguenza grave e deleteria della riduzione della politica da attività di progetto a mera questione nominalistica: il problema dominante da tempo nei partiti, a livello nazionale, ma soprattutto a livello locale, non è più ormai cosa fare, ma chi deve fare; è il problema delle nomine, e delle alleanze per conservare ed aumentare le nomine. La politica degli organigrammi, il trionfo della concezione amico/nemico all'interno dei partiti (sei con me o contro di me?), l'arroganza e l'invadenza di un sistema.politico che sempre più si identifica nella teoria economica della democrazia (dove 1.1bbidienza e fedeltà contano più di ogni altra cosa, ed in particolare contano più della progettualità), sono le cause prime del proliferare dei fenomeni di defezione morale, che sono e restano fenomeni locali, anche se purtroppo assai diffusi nel Paese. L'approccio più significativo per risolvedi Gianpiero Magnani re in via definitiva la questione morale consiste dunque, a mio avviso, nel recuperare il giusto metodo di fare politica; quando il metodo è sbagliato, infatti, la linea di demarcazione fra ciò che è lecito e ciò che non lo è diventa molto labile, una carta velina troppo facile da spezzare. La più importante soluzione al problema morale è costituita dunque da una spinta culturale che porti a cambiare, in primo h,1ogodentro i partiti, il modo di intendere e di fare attività politica: è importante ricominciare a discutere sulle cose, in particolare a livello locale, dentro e fuori le federazioni di partito. La circolazione di idee, proposte, progetti deve essere accompagnata, in particolare, dal recupero della politica come attività: - volontaria, - gratuita, - a tempo parziale. La spinta culturale va naturalmente accompagnata e favorita da misure legislative sull'attività dei partiti e da riforme statutarie a livello di singolo partito, oltre che 48 da precise riforme istituzionali che permettano, tra le altre cose, l'alternanza fra una maggioranza chiara (e governante) ed una opposizione altrettanto chiara (e convincente), che riducano la frantumazione del quadro politico e che eliminino il sistema delle preferenze elettorali; l'introduzione della preferenza unica, in particolare, ha prodotto più concorrenza all'interno dei partiti - fra i candidati - che tra i partiti stessi, con una lievitazione dei costi economici delle campagne elettorali difficilmente controllabile ed assolutamente ingiustificata. Rivincita del volontariato in politica significa allora dare la possibilità (oggi negata) a coloro che desiderano svolgere attività politica in modo assolutamente gratuito e a tempo parziale, senza pretendere nulla in cambio, di poterlo fare: il concetto di volontariato in politica non è privo di significato, ma si identifica concretamente con energie umane oggi non utilizzate e con una domanda di socialità assolutamente non soddisfatta dai partiti poli-

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