esperto informatico, sta dimostrando quanto sia importante la combinazione dei dati per arrivare ad acquisire gli elementi utili per smascherare gli «inghippi». La magistratura, riacquistando un primato, che in qualche modo la politica aveva tentato di sottrarle, ha indicato la strada che è quella che deve partire dalla pubblica amministrazione che non deve essere «occupata» e condizionata dai partiti, secondo un malcostume ormai imperante. Se i partiti recuperassero il proprio ruolo propositivo e di programma abbandonando la gestione «in .... diretta» degli affari, non avrebbero più bisogno di tanto denaro e gli stessi uomini politici potrebbero pensare a far circolare le idee piuttosto che occuparsi di una gestione che, nella maggioranza dei casi, sporca le mani. Il buonsenso popolare ha compreso che si è toccato il fondo da diverse sponde, in quanto se è pericoloso ed ingiusto generalizzare, è altrettanto qualunquista e non giusto pensare che gli onesti stiano solo da .{)!LBIANCO l.XILROSSO liX•#tiltl una parte ed i disonesti solo da un'altra. È importante non perdere di vista l'equilibrio che ti porta a valutare serenamente la situazione soprattutto in un momento in cui la tensione e l'emozione ma anche l'incertezza generale fanno prendere posizioni a volte esasperate che non giovano ad affrontare e migliorare un rapporto così delicato. Mi riferisco, ad esempio, all'immunità parlamentare di cui oggi, da più parti, si chiede la eliminazione, dimenticando che si tratta non già di un privilegio (a meno che non vi sia abuso dell'Istituto come purtroppo spesso avviene) ma di una grazia per gli stessi cittadini nell'avere un Parlamento che possa fare, senza condizionamenti strumentali, il proprio dovere. Così per i magistrati è stata prevista dal Costituente l'inamovibilità proprio per evitare che il magistrato scomodo, che stesse affrontando un'inchiesta «scottante»potesse venire trasferito, magari promuovendolo «sul campo». Per queste considerazioni ritengo che non sia giusto eliminare l'immunità, ma che sia invece importante, modificare la struttura e la composizione della commissione parlamentare che si occupa delle autorizzazioni a procedere, in modo che non vi siano abusi o spinte corporative. Si potrebbe pensare ad una commissione aperta anche a magistrati avvocati che, insieme ai parlamentari, valutino obiettivamente la situazione. È una strada da valutare che potrebbe essere affiancatada quella diretta ad individuare una serie di reati per i quali (vediad esempio: corruzione, peculato, concussione etc.,) escludere l'immunità perlomeno quando, strada facendo si accerti che vi siano elementi idonei per rinviare l'interessato a giudizio. A tal fine si potrebbe introdurre, per tali casi, una specifica condizione di perseguibilità dell'azione penale. Le regole sono poi sostanzialmente facili ad individuarsi ma servono a poco se non c'è la volontà di una maggioranza seria di approvarle e soprattutto di osservarle e farle osservare. DopoMilanor:ecuperarle radicipopolardi ellapolitica iò che colpisce forse mag- c giormente dentro questa crisi profonda della politica che gli scandali legati alle tangenti hanno solo accentuato, è il tentativo della «nomenklatura» di proseguire pervicacemente per la vecchia strada fingendo di ignorare non solo la domanda di cambiamento ma persino il mutamento delle condizioni, diciamo, «di ambiente». Così ogni giorno di più ci troviamo di fronte al pericolo di un «8 settembre» della democrazia. La nomenklatura, resistendo, trascinerà i partiti ed i partiti, a loro volta, questa forma della democrazia che è costruita ed ancora decisamente caratterizzata dai di Michele Giacomantonio partiti storici. Le responsabilità della nomenklatura sono ormai ben delineate e poste sotto gli occhi di tutti: l'avere permesso e promosso un sistema di potere che si regge sull'intreccio perverso di affari e politica. Un sistema segnato da due caratteri di fondo: l'idea che al centro della politica non ci siano i progetti ricchi di ideali ed i grandi valori solidaristici ma l'interesse privato e di gruppo, quindi l'idea che ciò che conta non è guadagnarsi il consenso della gente interpretando la domanda di partecipazione ma controllare il consenso attraverso macchine di clientela e di dominio. La trasformazione della politica in un affare governato da pochi per gli amici e gli amici de42 gli amici qualifica ineluttabilmente questo sistema come mafioso anche se non fa ri· corso all'eliminazione violenta dell'avversario. Ciò che qualifica infatti la mafia è il delitto o la privatizzazione di ciò che è pubblico a beneficio di consorterie? E consorterie non possono divenirlo anche i partili o comunque gruppi che ad essi si richiamano e da essi traggono potere? Quindi il rinnovamento drastico e pro· fondo della classe dirigente che ha governato questi partiti è una precondizioneoggi indispensabile. Viene al primo posto, ancora prima della riforma politica ed istituzionale. Sicuramente nel bagaglio ideale e progettuale dei partiti storici, quelli che hanno fatto la Resistenza e fondato l'Italia
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