Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

Ma c'è di più. L'Italia resta un paese sospeso tra l'Europa che chiama e un sistema di poteri, comportamenti e responsabilità che dopo la stagione politica di metà degli anni '80 rimane fermo e incapace di rinnovarsi. Gli stessi problemi di risanamento finanziario ed economico del paese, i vincoli dell'integrazione europea, la competitività del sistema Italia, un'efficace azione di governo al centro come in periferia, sono questioni che non possono essere affrontate senza prevedere un nuovo quadro di .{)!.t BIANCO lXILR~ IU•#OMII regole e di comportamenti. Bisogna certo andare nella direzione di separare i compiti di indirizzo politico dalla gestione, ma arrivare a proporre una società tecnocratica mi pare riduttivo e pericoloso. Il cosidetto governo dei tecnici è in realtà un sistema che esclude la partecipazione della società civile alle scelte del paese e delegittima il processo elettivo che è alla base della democrazia. I fatti di Milano hanno sconcertato la città, fatto crescere l'indignazione, diffuso la sfiducia, la rassegnazione e la rabbia. Sono stati usati per polemiche strumentali ed eccessive. A Palermo, ai funerali di Falcone, la gente ha inveito contro i rappresentanti di partito e ha contestato le istituzioni. Il voto del cinque aprile ha disegnato un quadro politico in disfacimento. Noi stessi, noi del sindacato siamo destinati a non farcela se non si rinnovano i partiti e le istituzioni. Rappresentiamo un'area che sente di più il disagio e ha la voglia e l'intezione di affrontare questi problemi. Ma è bene che tutti siano consapevoli che da soli nessuno potrà risolverli. Partitie affari:perunaseria, e consensuale, s parazione e· è sempre un momento in cui si comprende che sarebbero bastate poche o semplici regole per dare un altolà ad una prassi illecita che, in tema di appalti, di concessioni e, comunque, di rapporti tra Pubblica Amministrazionee cittadini, andava degenerando da tempo nell'indifferenza di moltie, peggio, nella complicità di alcuni. Eppure sono stati suonati a più riprese diversi campanelli d'allarme per segnalare il grave rischio cui si stava andando incontro,ma non e' è peggior sordo di chi non vuol sentire. Personalmente, quando ero Ministrodei LL.PP. e, quindi avvertivo la responsabilitàperlomeno di tentare di cambiare il sistema, ho constatato a più riprese le resistenze, a volte anche ironiche, sempre decise nell'accogliere proposte, che tra l'altro, erano ispirate dalla politica comunitariache stava tracciando, ed oggi ha sostanzialmentedefinito, una strada più credibilee più attenta proprio in questi settori cosìdelicati che vedono l'Italia in una passioneparticolare. di Enrico Ferri Il nostro Paese, infatti,è caratterizzato, diversamente da altri Stati della Cee, da un panorama articolato soprattutto in piccole e medie imprese che se rappresentano, da un lato, spesso la parte più sana del mondo economico, sono dall'altro più facilmente «vittime»di quelle grandi imprese o, come spesso accade, delle grandi finanziarie (le cosiddette imprese fantasma) che ricorrono al subappalto, imponendo spesso condizioni iugulatorie anche per pagare le tangenti! In questo sistema è facile, per la mafia infiltrarsi e trovare spazio per manovrare una serie di traffici illeciti che vanno dal riciclaggio alle estorsioni ed ai ricatti, ma è anche più agile per chi, nei rapporti non puliti, tra un certo modo di fare politica e certi affari, vuole realizzare obiettivi di illecito profitto o di strumentale potere. Si crea, infatti, un duplice condizionamento per il «politico» che cede alla tentazione ed alla pressione, sia sul piano economico che su quello morale che spesso finisce per condizionare non solo il singolo ma, come si è visto, nelle ultime vicende milanesi, anche settori di partito. Appaiono così più chiare, e distanza, al41 cune prese di posizione «pseudopolitiche» che hanno bloccato riforme importanti proprio nei settori più delicati e che oggi stanno esplodendo con forza. A questo punto l'analisi serve soloper determinare razionalmente una volontà P,Olitica che emotivamente è già alle corde e che non può più sottrarsi dal prendere posizione perlomeno su alcune riforme da fare. La riuscita riformadell'.Albonazionaledei costruttori, varata dal sottoscritto, con l'introduzione della limitazione del subappalto e della verifica concreta del rapporto tra fatturato e mano d'opera per eliminare appunto le cosiddette imprese fantasmafu per me motivo di grande soddisfazione (anche perché è stata sudata) ma avrebbe dovuto essere solo l'inizio di una riforma globale che avrebbe dovuto partire dall'istituzione di una banca dati degli appalti e delle concessioni di fornituree di serviziche mettesse in grado ogni Pubblica Amministrazione di accettarne vicende, soggetti, variazioni e così via. Moltosemplice ma essenziale. Eppure non è mai stata realizzata, né a livello centrale, locale o regionale. Eppure il giudice Di Pietro, che è un

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