pace di riprodurre se stesso, ha creato per difendersi e sopravvivere. A chi ha giovato tutto questo? A parte i faccendieri grandi e piccoli e questa area grigia di società civile compromessa, appare chiaro quanto questo sistema dei partiti è stato funzionale al congelamento dei processi di effettiva trasformazione del nostro paese, soprattutto in riferimento ai processi redistributivi del reddito, colpendo soprattutto quanti avrebbero potuto giovare di una democrazia capace di garantire effettivi diritti di cittadinanza, anche sociale, invece di concedere favori. La nota teoria della società dei 2/3 o secondo la recente formulazione di Galbraith, degli appagati, ha affermato con chiarezza come nei paesi a capitalismo avanzato, una maggioranza ricca domina democraticamente le minoranze più deboli, impedendo processi riformatori. Nel nostro paese la dissoluzione di un patrimonio di lotte politiche e di ispirazioni ideali, attraverso una politica ridotta a gestione clienterale e partitocratica, ha fatto da stampella a questo modello neoconservatore ormai dominante nel mondo occidentale. Secondo alcuni attaccare i partiti-di massa, che hanno garantito comunque uno sviluppodel nostro paese e un certo progresso civile,significherebbe condannare automaticamente le basi stesse della nostra democrazia, perché si darebbe spazio a forze politiche vecchie e nuove, che non posseggono un'anima popolare e rappresenterebbero l'affermazione di un potere effettivamente conservatore. Tuttoquesto è ingenuo o semplicemente i>D~ BIANCO OltLROSSO iiX•®illl non vero: paradossalmente l'esplosione del caso Milano ha avuto inizioproprio dalla gestione dei servizi socio-sanitari, uno dei settori in cui le tradizioni dei partiti della sinistra e della ispirazione cristiana della politica avevano, negli anni passati, trovato un punto di convergenza per una azione riformatrice: oggi anche sulle ceneri delle gradi leggi di riforma, delle contraddizioni drammatiche di un sistema di governo si sono radicati meccanismi che nulla hanno a che vedere con un patrimonio ideale. Vadetto che il caso Milano dimostra, anche qui paradossalmente, che questa città sa essere veramente ancora una capitale se non morale, moralizzabile del nostro paese; il vero dramma è nel resto d'Italia dove, se di sistema e non di casualità stiamo parlahdo, non si riesce a trovare il bandolo della matassa per sbrogliare l'intreccio tra politica e affari. Anche in questo caso la debolezza della società civile va rimarcata: a Roma la fiaccolata sulla «pulizia»ha raccolto il ben magro bottino di un centinaio di partecipanti: sembra a volte che, tra la gente, vi sia anche un senso di tale distanza e di rassegnazione, che ricorda per certi versi, con le ovvie differenze, il senso di svuotamento e di afasia che si riscontra nelle popolazioni sottoposte per lungo tempo a regimi totalitari. In questo senso fenomeni che sono nati sotto il segno della vitalità della società civile e della rivolta morale, come ad esempio il volontariato hanno subito una guerra di logoramento che a volte ha sortito l'effetto di spezzarne la carica ideale indirizzate verso più realistici e concreti obietti39 vi: se non si può vincere l'emarginazione e la povertà, è sempre qualcosa una convenzione, dall'ente locale, meglio ancora un contributo ... Di fronte all'ente pubblico, enigmatico dispensatore di risorse, è cresciuto non soltanto il compromesso ma anche la irresponsabilità rispetto al bene comune. Il vero nodo da sciogliere è, al di là delle alchimie politiche e delle architetture istituzionali possibili come ridare vitalità alla società civile ed ai suoi fermenti più genuini, prima ancora della domanda sul futuro dei partiti; i partiti sono strumenti di una visione ideale, di un progetto politico, di forze sociali che si sentono in essi rappresentate. Se la società civile ricomincia a «pensare politicamente», cioè non per interessi di corporazione, di gruppo o di regione - saprà trovare i canali per esprimersi. Giustamente il documento della Commissione Giustizia e pace «Educare alla legalità», afferma che «Non di tratta di superare l'istituzione partito' ma di rendere effettiva» l'assunzione di responsabilità e di controllo e di stimolo e di una attuazione di una reale e non solo declamata partecipazione della società civile ai processi decisionah. C'è da augurarsi che questo periodo non sia né frutto di uno dei movimenti del pendolo tra disimpegno e impegno che attraversa la storia del nostro mondo, né la chiusura epocale di un periodo che preluda a chissa quali esiti, ma venga percepita da molti come un giro di boa verso una rotta che conduca alla ricerca del bene comune e di un società interdipendente e solidale.
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