ma forse non sufficiente. Occorre piuttosto, da un lato, valutare la minaccia che dalla diffusione della corruzione proviene alla natura stessa dei sistemi democratici, dall'altro considerare gli effetti dei comportamenti corrotti sul funzionamento del sistema politico e amministrativo.Quello che è in gioco è molto, moltissimo. Nessun riduzionismo è giustificabile quando è in gioco la natura della· democrazia e la capacità dei sistemi politici di assolvere fini collettivi. È necessario capire, non offuscati dal velo comprensibile dello sdegno. La minaccia alla condizione originaria della democrazia è ben ricordata in una efficace analisi di Alessandro Pizzorno, apparsa in questi giorni (Lo scambio occulto, «Statoe Mercato», n. 34, aprile, 1992). La corruzione tenderebbe ad incidere sui due principi fondativi necessari della democrazia, «il principio della trasparenza, e l'altro che si potrebbe chiamare dell'uguaglianzadi dirittipolitici, cioè dell'uguale accesso di tutti i cittadini allo Stato». È un problema che da sempre accompagna i sistemidemocratico-rappresentativi, ma che oggi riemerge in modo clamoroso, drammatico. Il danno possibile è perciò moltorilevante. Da questo punto di vista il riduzionismo«realista» non rende in alcun modo la natura della posta in gioco. Il danno alle capacità operative del sistema democratico è altrettanto grave.. In parolemoltosemplici si può dire che è molto difficile, se non impossibile, incontrare politici corrotti ma efficienti. I cittadini di Milanolo sanno molto bene. Prima dell'esplicitosdegno morale, hanno potuto sperimentarealmeno un decennio di decadenza e di degrado amministrativo della città. Il personaggio politico corrotto (o il partito politico che ha bisogno di corrotti) aumentanole opportunità della corruzione attraversoil comportamento inefficiente in almenodue modi. Nel primo si creano le occasionimediante ritardi, revisioni dei prezzi, incertezza delle scelte politiche, debolezzao assenza dei controlli tecnici, ecc. Nelsecondo si opera attirando la domanda di corruzione mediante la propria immagine,sfruttando una sorta di vantaggio derivante dalle proprie caratteristiche di politicoinefficente (ma potente), una sorta di «vantaggiodella cattiva reputazione» (comeci ricorda ancora Pizzomo). In que- {)JLBIANCO (XJLI\OSSO i•t•®ilil sta direzione il riduzionismo di tipo «moralista» conduce a trascurare i legami stretti esistenti fra sistema politico-amministrativo e dirigenze politico-partitiche. Con ~n'altra ottica, non riduzionista, si potrebbe considerare il comportamento politico corrotto come frutto dell'incontro di una offerta con una domanda di corruzione, entro particolari situazioni istituzionali più o meno permissive. E tutto ciò in un mercato, se vogliamo continuare la metafora economica, a tendenziale predominio della offerta. In un mercato cioè nel quale l'offerta di corruzione politica tende ad orientare la domanda ed a perpetuare le condizioni istituzionali che rendono possibili questi scambi più o meno occulti. I.:aumento della offerta di corruzione è in buona parte imputabile all'aumento delle risorse necessarie per permettere ai partili di condurre attività di intermediazione politica (fra sistema politico e società) in una fase di notevole aumento dei costi di tale attività. Una attività sempre più ardua e faticosa a causa della progressiva frammentazione delle tradizionali identità sociali. In una situazione di costi crescenti anche per il peso degli apparati (compensali sempre di meno dagli apporti della militanza) e per le pretese del sistema di co- ·. --~ I~ . ------·-·--·- '-1 .,, . - -- 35 municazione di massa. Aumenti che sono amplificati anche per la estensione, nel sistema italiano, della forma del partito di correnti. A parità di altre condizioni, l'offerta di corruzione proveniente da un partito di correnti è maggiore di quella proveniente da un partito centralista, se non altro perché maggiori sono le esigenze organizzative (esplicite e occulte) dei gruppi interni e dunque le opportunità di impiego delle risorse derivanti dalla corruzione. Da questo punto di vista il Pds non è diventato più disponibile alla corruzione perché è cambiato poco rispetto al vecchio Pci, ma perché è cambiato troppo. Ovviamente, l'offerta di corruzione dipende anche dalla disponibilità di personale politico disposto ad offrire tali prestazioni. E l'aumento di questo personale in tutti i partili, chi più e chi meno, è indubbio. Un aumento dovuto sia all'invadenza dei partiti nella attività, economiche e sociali, tipiche della società civile, sia alle loro eccessive e crescenti pretese di controllo degli apparati istituzionali ed amministrativi. Ma un aumento favoritoanche dalla caduta di quei valori generali e coinvolgenti che contribuivano a rendere molto elevato il «costo morale» della corruzione. A sua volta, la domanda di corruzione proveniente dalla società dipende dal grado di dipendenza dal sistema politico, dal grado di efficienza della pubblica amministrazione, dagli assetti particolari del regime di concorrenza fra gli attori economici, le imprese soprattutto. A parità di altre condizioni la domanda sarà più elevata quanto meno è autonoma la società civile dal sistema politico-partitico, quanto meno è efficiente la pubblica amministrazione (quanto più si rivela addirittura necessario corrompere per ottenere rispetto di diritti), quanto più debole si rivela la concorrenza economica (ovveroquanto più sono possibili fruttuose coalizioni oligopolistiche). Le condizioni favorevoli a questo aumento si sono presentate tutte nella esperienza italiana recente. A questo-si aggiunga una costante che facilita la esplicitazione di una domanda di corruzione, ovvero la carenza di «spiritopubblico» o, più semplicemente, di senso dello stato fra i cittadini. È l'esatto pendant del motivosopra ricordato (la caduta dei valori politici generali) ed opera abbassando il «costo morale» fra i corruttori. La caduta dei valori è
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