Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

za può essere strategica solo se si collega ad un intervento critico attivo sul mercato e sulla sua pervasività. Regole e cultura del mercato non possono sostituire la funzione generale della politica né della legge, né possono condizionarla più di tanto. Pensiamo ai costi della politica: esorbitanti ed assurdi, vanno drasticamente ridotti. Ma i>JL BIANCO lXILROSSO iit•®ilil non è solo la questione pur importante di «dimagrire» i partiti nei funzionari: vuol dire mettere in discussione il meccanismo dei costi (e della futilità) dell'immagine, la devianza della mercificazione delle idee e delle parole, la libertà di spese elettorali ecc. d) A questo proposito, invece di scimmiottare altri sistemi (Usa, voto del 40% degli aventi diritto, corruzione diffusa e «forte») basati sulla trasparenza delle lobbies, non varrebbe la pena di pensare ad un finanziamento pubblico ai partiti deciso sì dal Parlamento, ma gestito da una autorità di controllo e paragiurisdizionale, come certi Alti Consigli di Stato dell'ordinamento francese? Corruzioneepolitica: autoriformead, asubito M ilano e le tangenti hanno reso evidente il degrado della politica e del sistema dei partiti. Hanno tolto supporto alle tesi che in passato spiegavano episodi di corruzione tra politica e affari con la disonestà dei singoli o con interventi impropri della Magistratµra. Lo scandalo di Milano fa constatare che se non esistono regole chiare e certe agaranziadella trasparenza nella gestione e nel controllodelle attività dei vari livelli di Governo e della Pubblica Amministrazione, ogni settore della società civile tende ad adeguare i propri comportamenti a ciò che il sistema consente ai gruppi ed ai singoli - anche con la corruzione - per perseguire le loro convenienze politiche ed economiche. Tra corrotto e corruttore finiscono così per confondersi le responsabilità e le loro gerarchie, con il rischio di una generale assoluzione,accompagnata però dal senso di una grande impotenza che può favorire solo chi cinicamente si muove nell'illegalità e nella scorrettezza. LoStato democratico si fonda su dei valori ai quali deve ispirare le regole per garantirela dignità e gli spazi di agibilità agli onesti,siano essi semplici cittadini o uomini e donne con poteri e responsabilità di ridi Anna Carli lievo per la società. Sappiamo che è pura retorica parlare di partiti o di gruppi sociali degli onesti per definizione e per appartenenza, mn. proprio per questo è determinante che coloro che ispirano le proprie scelte al valore dell'onestà siano garantiti attraverso la marginalizzazione della corruzione. È soprattutto indispensabile che ad un apparente rigore non possa corrispondere un illecito diffuso, che crea una cultura dell'illegalità, penetrante nella vita di ogni giorno, da non farla considerare più tale. Gli alti costi della politica e l'insufficienza del finanziamento pubblico dei partiti possono giustificare nuovi pronunciamenti del Parlamento per allargare nella trasparenza le fonti delle entrate, non possono giustificare la collusione tra politica ed affari, annullando il rispetto per lo Stato e per i singoli cittadini. Lo scandalo di Milanoha messo in evidenza anche un dato positivo: dentro i partiti e nella società sono in molti disponibili a ribadire o a rinnovare il proprio impegno purché arrivino segnali tangibili di cambiamento. Il più immediato può essere rappresentato dalla valorizzazione delle proposte e delle iniziative che nel frattempo sono pur esistite come segno coerente di idealità, onestà, correttezza e che sono state quasi sempre ignorate se non proprio emarginate. 29 Far superare ai partiti il discredito nel quale sono caduti è un onere per ogni persona democratica, che non può sottovalutare che essi rimangono ad oggi l'unico tramite del pluralismo e dello svolgimento della vita democratica di un Paese. La corruzione nella politica non è certo un fenomeno solo italiano, ma lo è diventata per il sistema che su di essa si è costruito. Per questo non va sottovalutatoil peso che ha avuto ed ha in Italia l'esistenza di una democrazia bloccata, nella quale per decenni - anche ai livellidecentrati - non si è avuta l'alternanza del potere. Le opposizioni hanno finitoper essere coinvoltee per non svolgere più il ruolo di motore di un controllo politico e sociale, oltre che di espressione di una capacità di governo alternativa negli obiettivi e nei metodi. La mancanza di alternativa politica al potere consolidato e, conseguentemente, la quasi certezza della permanenza del singolo e/o di un partilo al potere, finiscono per allentare e far cadere ogni forma individuale e collettivadi autocontrolloche si lega alla consapevolezza di una «sanzione»- anche politica - che accompagna il venir meno ad una responsabilità che è propria. Attraverso questa via si creano forme di immunità non sancite formalmente, ma affermate di fatto e non meno deleterie dell'immunità parlamentare.

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