Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

no in mente i molti dibattiti su «etica ed economia» che proliferano negli ambienti cattolici, dove si afferma che per principio l'etica sta al di sopra dell'economia trascurando che nella realtà avviene assolutamente il contrario. i)JLBIANCO '-XILROSSO iit•®iiil Non è la stessa cosa per la politica? Come per l'economia così per la politica è ora di dar vita ad un grande movimento di critica etico-pratica. Se il comunismo ha fallito nel cambiare il capitalismo, rimane il problema di non accettare questo sistema così come è; solo da questo mi sembra che possa derivare il rilancio serio di una politica «morale» nel senso vero delle parole, capace di mettere i giusti valori al primo posto. Oltretangentopodlia:llosdegno alla1nalisei allaproposta o scandalo delle tangenti ha L messo sotto gli occhi di tutti ciò che già tutti sapevano. Quante volte abbiamo tacciato di qualunquismo, di moralismo la percezione diffusa tra la gente che la politica nel nostro Paese fosse una cosa sporca? Non si poteva fare di tutta l'erba un fascio; la disonestà di alcuni non poteva coinvolgere-tutti; non dovevamo gettare il bambino con l'acqua sporca. Poi la politica è apparsa nelle sue trame concrete, nelle sue convenienze piccine, nelle sue regolarità diffuse come un'immane Tangentopoli. Tutti i partiti sono coinvolti e chi non è coinvolto è perché non è riuscito ad essere così significativo da far parte dei mangiatori di torte. Dico partiti e non singoli. La prima grossa mistificazione che dobbiamo evitare è proprio questa: distinguere le singole persone dai partiti; personalizzare la corruzione. disancorandola dal sistema dei partiti. Le tangenti hanno certo arricchito qualche persona, ma esse erano funzionali, in qualche modo necessarie alla macchina dei partiti. Una macchina cresciuta enormemente in questi decenni con tutti i suoi apparati, le sue esigenze elettorali (in un Paese dove le elezioni sono frequentissime);una macchina che è diventata un vero e proprio apparato occupazionale, un'impresa. di Giovanni Bianchi Quanti vivono in Italia di politica? Tantissimi. Troppi. La prima e forse più importante riflessione che dobbiamo fare è proprio questa: perché è cresciuta in modo così smisurato questa macchina? Perché associazioni della società civile, come erano in origine i partiti, sono diventate vere e proprie istituzioni? Perché si è ramificata così capillarmente la presenza dei partiti nell'amministrazione pubblica, nei grandi servizi sociali, negli apparati dello Stato? Lo sdegno morale è fondamentale. Fondamentale è, ed è stato, l'appoggio di migliaia di persone verso magistrati coraggiosi. Se non ci fosse stato questo sdegno, questo sostegno popolare, questa simpatia, questo incoraggiamento non avremmo più speranza in questa democrazia. Ma tale sdegno deve poi farsi analisi politica, proposta, comprensione delle ragioni del degrado cui si è arrivati. La seconda grossa mistificazione che dobbiamo evitare è quella di vedere la corruzione solo dalla parte del sistema politico e non anche nella società civile. Gli imprenditori, spesso grandi imprenditori, che sono coinvolti in Tangentopoli, non sono le vittime di un sistema, ma veri e propri protagonisti dello stesso. Corruzione e affari fanno parte di un atteggiamento culturale, civile, politico che è divenuto la norma, la regola degli scambi e delle transazioni. La tangente non segna solo il rapporto con il sistema politico, 24 essa segna spessissimo anche il rapporto della società con se stessa. Il mito di una società resa trasparente dal mercato, il mitodi una mano invisibile è appunto un mito. Possiamo dire con buona approssimazione che la politica è approdata a Tangentopoli quando essa stessa si è fatta mercato. Queste premesse mi sembrano fondamentali per capire perché siamo arrivati nella situazione in cui ci troviamo e per tentare di uscirne al più presto. Ma come? Innanzitutto attraverso una netta distinzione tra politica e amministrazione. Questo vale non solo per i partiti, ma per lo stesso sindacato. Quante volte negli anni passati abbiamo fatto queste considerazioni, e non solo noi, ma tanti. Questo discorso è addirittura diventato un luogo comune. Eppure è rimasto impotente, incapace. di orientare la soluzione di problemi sempre più gravi. Non si capisce perché i partiti debbano essere presenti nelle Usi, nelle aziende municipalizzate, nell'amministrazione dei grandi servizi sociali. È stata devastante nella cultura politica del Paese l'equivalenza tra democratizzazione e partitizzazione. È stato devastante questo monopolio della rappresentanza da parte dei partili. Ora bisogna dirlo con forza: non è attraverso i partiti che passa il controllo democratico della amministrazione. Essopuò essere garantito in modo assai più efficace da

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