Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 29/30 - giu./lug. 1992

,Pll~ BIANCO l.XtLROSSO DOSSIER LoscandaldoiMilano e il futurodellapolitica Questo Dossier. Difficile pensare alla politica, oggi, e in Italia, senza inciampare nella vicenda, abbondantemente in corso, che ha preso l'avvio con l'arresto di Mario Chiesa, a Milano. Noi abbiamo voluto prendere di petto l'ostacolo, e allo scoppiare dello scandalo, abbiamo pensato di dedicare un Dossier, questo, che continuerà anche nel prossimo numero, al tema della «questione morale della politica». Difficile, in ogni caso, pensare che la vicenda riguardi solo i milanesi. È anzi auspicabile, come ci hanno scritto in molti tra coloro che intervengono in queste pagine, che Milano sia solo l'inizio. Per noi la cosa può, anzi, deve servire, a rinnovare tutto il sistema, non a distruggerlo e a lasciarlo in balia di ogni avventura. Niente ci appare più immorale, in!atti, del qualunquismo moralistico. Per dare uno spunto ai nostri interlocutori abbiamo inviato ad essi una serie di riflessioni e di domande, che riproduciamo qui di seguito, come introduzione utile anche ai nostri lettori. Il discorso resta, evidentemente, aperto anche a nuovi contributi. A conclusione del Dossier pubblichiamo il testo della proposta di legge sul finanziamento pubblico dei partiti che l'Onorevole Valdo Spini ha presentato, finora senza esito, nel lontano 1987. Se fosse la volta buona? Lo scandalo delle tangenti a Milano non è un affare locale. E non è nemmeno l'eccezione, ma la regola. È un caso nazionale che non riguarda questo o quel partito, ma tutti i partiti. Non è un episodio. Appare, piuttosto, un sistema. Addirittura gli avvenimenti di Milano indicano un coinvolgimento dell'intera società. A incominciare dagli imprenditori. Questo scandalo conferma quello che molti pensavano da tempo e cioé che ogni imprenditore, il quale aspiri ad un appalto, cerca (e non fa fatica a trovare) un politico in grado di aiutarlo. A sua volta ogni politico che ha il problema di finanziarsi la campagna elettorale, o anche garantirsi la vecchiaia, trova, tra gli imprenditori che hanno rapporti tra la pubblica amministrazione, la massima comprensione. I dirigenti della Confindustria pur deplorando simili comportamenti hanno dato l'impressione di distinguere tra politici ed imprenditori, manifestando una certa indulgenza verso questi ultimi perché sarebbero costretti a «subire i taglieggiamenti» pur di lavorare. Le cose non stanno affatto così e lo sanno benissimo anche in Confindustria. L'onere delle tangenti è più che compensato dai prezzi pagati dalle amministrazioni che, di solito, non hanno nessun rapporto con il costo effettivodelle opere realizzate. Questa collusione è assicurata: da una artificiosa divisione degli appalti; dall'abuso del subappalto; dalla benevolenza per i ritardi nelle esecuzioni dei lavori; dalla revisione dei prezzi; dalle varianti ai progetti. C'è anche di più. Il pagamento delle tangenti comporta, oltre che il reato di corruzione, anche quello di evasione fiscale, di falso in bilancio, di falsa comunicazione sociale, per i fondi neri di decine di miliardi costituiti per pagare, appunto, tangenti miliardarie. L'impreditore che decide di pagare una 21

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