.P..t.L BIANCO l.XILROSSO iliiiii11111 Volontariaetnouova«leggequadro»: solouniniziom, ala strada è lunga di GiuseppeLumia embrerebbe questo un momento «felice» per il volontariato. Ne parlano tutti, si sprecano le S «congratulazioni» e le citazioni. Tutto ciò dovrebbe far piacere, soprattutto ai volontari, ma non è così. Molti gruppi e coordinamenti nazionali provano fastidio e rifiutano questo clima lusinghiero. Per falsa umiltà? Per spirito integrista? A ben riflettere non è così. Nel volontariato più maturo si avvertono i rischi di una tendenza più o meno esplicita a conferirgli troppe deleghe. Ad esempio molte famiglie, di fronte alle innegabili difficoltà derivanti dal vivere con figli, parenti, amici «disagiati» preferiscono scaricare sul volontariato i propri doveri di solidarietà. Così pure le istituzioni, piuttosto che programmare politiche sociali o innovarne contenuti e gestione e creare nuoyi percorsi che vadano alla radice del disagio, o avere un rapporto trasparente e progettuale con i vari soggetti del privato sociale (volontariato, associazionismo, cooperazione ...) hanno scoperto che è più conveniente, per risparmiare risorse e acquistare in immagine, affidarsi al volontariato. È quindi necessario non farsi «incantare» dalle strumentali attenzioni e avviare tra i numerosi gruppi e tra i collegamenti del volontariato una profonda riflessione critica per evitare sia il rischio dell'omologazione nei confronti di quando produce emarginazione sia lo svilimento di quei caratteri che fanno del volontariato un soggetto di mutamento esistenziale, culturale, sociale e politico. Un elemento di verifica sul futuro cammino del volontariato si sta già imponendo per la presenza di una legge-quadro che, approvata di recente quasi all'unanimità dal Parlamento, si sta sviluppando nella fase attuativa. La legge-quadro è sostanzialmente un buon testo che non è arrivato come un fulmine a ciel sereno sulla vita del volontariato. Quest'ultimo ha contribuito alla sua definizione e lo stesso iter par14 lamentare ha visto il concorso positivo e per niente consociativo del governo, soprattutto nella persona del Ministro Iervolino, delle varie realtà parlamentari di maggioranza e di opposizione e delle realtà organizzate del volontariato. Il valutare positivamente il testo approvato dal Parlamento non significa che non esistono dei limiti o che non si poteva fare di più, come abbiamo ritenuto noi del Movi (Movimento di volontariato italiano) insieme ad altri significativi Movimenti di volontariato. È bene non dimenticare che, nonostante l'unanimità di approvazione, sino alla fine si sono confrontate due diverse impostazioni: - la prima, nonostante esprimesse un apprezzamento sul ruolo del volontariato, lo concepiva come un mero erogatore di servizi da sottoporre ad una forte centralizzazione e al controllo dell'esecutivo attraverso un sistema di finanziamento approvato dai vari livelli di governo; - la seconda, condivisa dalla stragrande maggioranza del volontariato, esprimeva la volontà di lasciare il volontariato in uno spazio di libertà organizzato anche a livellonazionale, ma sempre con l'attenzione prioritaria al territorio e con la possibilità di articolarsi in soggettività autonome di mutamento socio-politico, anche per avere con lo Stato un rapporto di collaborazione e di integrazione adulto o non subalterno. Nella legge è possibile riscontrare quest'ultima positiva impostazione soprattutto per il carattere di fondo che essa ha assunto: non tanto una leggequadro che, secondo vecchi schemi, si limita ericonoscere il volontariato, ma una legge che disciplina il rapporto tra il volontariato e le istituzioni pubbliche. Per quanto dispone la legge quadro, quindi, si possono evitare i pericoli di burocratizzazione e narcotizzazione dei gruppi. Essi rimangono liberi, anche di non utilizzarla, e di strutturarsi come
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